Rischiano la chiusura le Camere di Commercio italiane: ad annunciare la possibile soppressione è stato il premier Matteo Renzi alla vigilia del varo del Documento di Economia e Finanza (DEF), con il quale il Governo cerca di far quadrare i conti nel rispetto dei vincoli europei e delle promesse in tema di tagli alla spesa pubblica:
«non vorrei si pensasse che abolito il CNEL, le province e il Senato mi tranquillizzerò: per me quello è l’antipasto: dopo il Cresci-Italia e il Salva-Italia, è giunto il momento dello Sforbicia-Italia: il primo passo sarà la creazione di un elenco di organismi inutili da cancellare subito».
=> I tagli dello Sforbicia Italia annunciati nel DEF
Se davvero fossero abolite, le Camere di Commercio (oggi Enti autonomi di diritto) sarebbero accorpati, trasferendone funzioni agli uffici dei Comuni e dei Ministeri. Un passaggio che però non piace affatto alle Associazioni che compongono Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti), per le quali la soppressione delle Camere di Commercio sarebbe un grave errore perché:
«costituiscono uno strumento importante ed essenziale che in questi anni ha sempre accompagnato e sostenuto le imprese italiane e ha svolto un ruolo prezioso nella lunga crisi attraversata dalla nostra economia. Il sistema camerale si può e si deve riformare, con l’obiettivo di raggiungere una maggiore efficienza, tuttavia, la sua eliminazione sarebbe un grave errore: le funzioni che le Camere svolgono attualmente verrebbero infatti disperse tra numerosi enti, con il rischio di accumulare ulteriori inefficienze e complessità burocratiche».
Fondamentale, secondo le Associazioni, è non confondere le funzioni con i soggetti:
«le imprese, in particolare quelle di piccola dimensione, hanno necessità di disporre di funzioni di certificazione dei soggetti economici che oggi sono svolte dal Registro delle Imprese presso le Camere di commercio e che da questo database derivano. Così come hanno necessità di disporre di funzioni di promozione per l’internazionalizzazione, per il sostegno al credito, per la creazione di reti, per lo sviluppo delle economie locali. Per svolgere questi compiti, se non ci fossero, dovremmo costituire delle Camere di Commercio. D’altro canto, organismi come le Camere di Commercio italiane esistono in tutti i Paesi OCSE e in tutta l’Unione Europea e sono un felice connubio pubblico-privato».
Piuttosto che una soppressione, si dovrebbe invece operare una revisione delle Camere di Commercio:
«Rete Imprese Italia ritiene però che una sana spending review sia auspicabile anche nel sistema camerale. Questa riforma dovrebbe intervenire su quattro punti principali:
- razionalizzazione del numero delle Camere di Commercio;
- riordino delle aziende speciali controllate;
- miglioramento del processo di governance;
- individuazione delle funzioni di servizio prioritario per le PMI».