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Il lavoro ai tempi di Renzi: dibattito su contratti e concertazione

di Barbara Weisz

Pubblicato 24 Marzo 2014
Aggiornato 26 Marzo 2014 11:25

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Il ministro del Lavoro Poletti difende il Decreto sui contratti a termine, il Premier Renzi sfida Sindacati e Confindustria. Il punto su Jobs Act e Riforme.

La nuova offensiva sul lavoro è partita dalle dichiarazioni del Ministro Poletti a Cernobbio in tema di Programma Giovani e Articolo 18, a cui hanno fatto seguito le reazioni dei sindacati, del titolare dell’Economia Padoan e del premier Renzi. Al Forum di Confcommercio (21-22 marzo), il ministro ha delineato un quadro amaro: «nel 2014 avremo ancora problemi acutissimi di occupazione e la mancanza di lavoro resta il tema numero uno da affrontare. «Il ministero del Lavoro nei fatti, negli anni, è diventato il ministero della disoccupazione».

Giovani in azienda

Pronti a partire con il programma Youth guarantee rivolto a un milione di giovani tra 16 e 25 anni, Poletti ha annunciato l’avvio di incontri con i sindacati e le imprese per rafforzare i legami volti ad una più efficace formazione sul campo: “serve una proposta vera, e per riuscirci serve che dietro la porta ci siano le imprese”. Poletti punta a replicare il modello tedesco, avvicinando i giovani al mondo del lavoro negli ultimi due anni di scuola superiore, soluzione che aiuta anche a chiarirsi le idee al momento di scegliere per quali studi universitari optare.

Assunzioni e contratto a termine

Come Governo, la prima mossa è intanto il Decreto Lavoro, in Gazzetta Ufficiale il 20 marzo, che vede come scenario di partenza avviamenti al lavoro nel 2014 per il 68% in forma di contratti a termine. «Le valutazioni di merito bisogna farle partendo da questi dati di realtà».

=> Scarica il Decreto Lavoro Renzi

Un concettoribadito nell’intervista a Radio Anch’io del 24 marzo: con la riforma Fornero «ogni sei mesi il lavoratore veniva mandato a casa e se ne prendeva un altro. Con il Dl Lavoro è più probabile «che alla fine dei 36 mesi venga assunta definitivamente una sola persona, che magari ha dimostrato il suo valore, piuttosto che uno dei sei che si sono alternati nello stesso periodo». Il riferimento è alla nuova npossibilità per le imprese di assumere a termine senza causale per 3 anni (prima 12 mesi). I paletti comunque ci sono: «il lavoratore deve conservare la propria mansione, c’è il limite del 20% dei contratti che prima non c’era e poi si parla di “prorogabilità».

=> Contratto a termine: 8 proroghe in 3 anni

Reintegro e Articolo 18

Per Poletti è «difficilmente sostenibile che la decisione di mantenere un rapporto di lavoro sia affidata a un magistrato». «Certo è giusto che ci sia una tutela della parte meno forte, ma tutte le volte che finiamo davanti a un magistrato, per una ragione di lavoro, abbiamo perso. Da qualche parte l’errore l’abbiamo commesso». L’Articolo 18? «Un tema che va mantenuto all’interno dei temi generali della legislazione del Lavoro».

Governo e parti sociali

Prevedibile la reazione dei sindacati. La segretaria della Cgil, Susanna Camusso, lavorerà perché nel corso dell’iter parlamentare il dcereto venga cambiato, ritendendo che l’esecutivo stia andando «malissimo sulle regole». Mordace la risposta di Renzi: «mi interessa il consenso delle famiglie, non quello delle associazioni». Botta e risposta di fuoco, che non ha risparmiato Confindustria: Giorgio Squinzi ci ha tenuto a precisare che al vertice italo-tedesco la cancelliera tedesca Merkel ha insistito che non si possa derogare dalle regole. Il ministero dell’Economia Padoan ha concluso i lavori di Cernobbio in modo più “istituzionale” limitandosi a ricordare che l’obiettivo è «riguadagnare competitività, riprendere a crescere a un ritmo sostenuto e sostenibile. Creare buona occupazione senza mettere a repentaglio la stabilità della finanza pubblica».

Considerazioni

Bene, quindi? Al di là delle posizioni espresse si possono fare alcune considerazioni. La prima è che c’è un acceso dibattito intorno ai temi del lavoro (il Governo ha già approvato un Dl mettendo in pratica il famoso Jobs Act) ma la novità sta nel metodo: l’Esecutivo ascolta le parti sociali ma non “concorda” nulla e decide in autonomia («la concertazione di Renzi credo non esista» dichiara Poletti). E poi ci sono le misure, vero banco di prova. Dopo il DL Lavoro arriverà il taglio del cuneo: i tempi sono stretti (maggio) e prima il governo dovrà approvare il Def, Documento di economia e finanza. Solo dopo partiranno i decreti attuativi (compreso lo sconto del 10% IRAP per le imprese). Infine, il Ddl lavoro con riforma dei contratti e ammortizzatori sociali. Non ci sono al momento indicazioni su quando inizierà l’iter, anche perché il governo ha annunciato il ddl solo nelle linee generali. Bisogna vedere quando, e in che termini, arriverà in parlamento.