Fondo salva banche in otto anni e ruolo centrale della BCE nel decidere il fallimento di un istituto di credito: sono i cardini dell’accordo sul meccanismo unico di risoluzione delle banche (SRM), nuovo passo avanti verso l’Unione Bancaria europea, su cui i partner comunitari e il parlamento di Strasburgo hanno raggiunto l’accordo in concomitanza con il vertice di Bruxelles del 20 e 21 marzo. Ora il provvedimento potrà essere votato dal Parlamento europeo in aprile, prima dello scioglimento in vista delle elezioni. Soddisfazione da parte del presidente della comissione di Bruxelles, Josè Manuel Barroso, che sottolinea come il meccanismo serva a rafforzare «fiducia e stabilità nei mercati finanziari», e del numero uno della BCE, Mario Draghi, che parla di «progresso significativo verso un’unione bancaria migliore».
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Fondo salva banche
L’accordo prevede che il nuovo fondo entri in funzione in tempi più veloci, otto anni invece che dieci. Avrà una dotazione di 55 miliardi di euro, costituita da contributi delle banche. Già dal primo anno, il 40% del fondo sarà condiviso fra i paesi, per arrivare poi al 70% dopo tre anni.La nuova agenzia avrà potere decisione sui fallimenti o ristrutturazioni delle 130 principali banche europee e gestirà le crisi di altri 200 istituti transnazionali.
Semplicando all’estremo, sarà possibile chiudere una banca limitando il prorpagarsi di crisi come quella originata, nel settembre del 2008, dal crack di Lehman Brothers (too big to fail, troppo grande per fallire).
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Importante anche la decisione di affidare il potere decisionale alla Banca Centrale, togliendo margini di manovra agli Stati e alla Commissione. L’intesa è arrivata negli stessi giorni del Consiglio Europe di Bruxelles a cui ha partecipato per la prima volta d apremier Matteo Renzi, che ha incassato l’ok sulle riforme e ha cercato di porre le basi se non per un allentamento dei vincoli del patto di Stabilità, almeno per una maggior flessibilità nel consentire investimenti fuori dall’indebitamento.