La texana RackSpace, in collaborazione con la NASA, ha gettato le basi per la standardizzazione degli ambienti di cloud computing attraverso una nuova piattaforma open source denominata OpenStack. Il progetto punta a creare un ambiente altamente scalabile e facile da implementare, dal quale potrebbero trarre particolare giovamento le piccole e medie aziende, in special modo quante operano nel settore del webhosting, che possono così entrare nel settore approfittando di un ambiente open.
Obiettivo dichiarato dei creatori di OpenStack, permettere alle organizzazioni di adottare soluzioni di cloud computing utilizzando software open source che gira su di un hardware standard. Il software è stato infatti creato con una duplice funzionalità: da un lato il modulo Compute (basato sulla tecnologia cloud NASA Nebula e sui CloudServers di RackSpace), per creare e gestire in automatico ampi gruppi di server virtuali privati e dall’altro il modulo Storage, in grado di organizzare l’archiviazione di grossi volumi in maniera ridondante.
Tutto il codice di OpenStack è liberamente disponibile sotto licenza Apache 2.0; gli sviluppatori di terze parti avranno quindi la possibilità di apporre ogni modifica necessaria al progetto. Un modello così aperto e libero da tecnologie proprietarie potrebbe quindi rivelarsi presto strategico per la diffusione della tecnologia cloud anche negli ambienti notoriamente più restii al cambiamento, offrendo inoltre un ecosistema di strumenti e servizi compatibili.
Al fianco di RackSpace partner di prim’ordine come AMD e Dell, oltre a nomi di spessore per quanto riguarda il settore del webhosting e i servizi cloud, quali Softlayer, RightScale, Peer 1 Hosting, Citrix e Limelight Network. Parte del codice sorgente del modulo Compute è già disponibile su Launchpad mentre il rilascio di OpenStack Storage è invece previsto entro la fine dell’anno.