Due ricerche, medesimo risultato: l’informatica aziendale e quella consumer vedono sbiadirsi i relativi confini, tanto che le parti sono sempre più interconnesse ed interscambiabili a causa della pervasività dei device e dei servizi in uso.
«La prima iniziativa, una ricerca condotta da IDG Research Services, evidenzia l’utilizzo e la rapida diffusione di tecnologie consumer come i dispositivi mobili iPhone e iPad in ambito aziendale, ed il ruolo guida che gli utenti giocano in questa tendenza» (pdf). Rispetto al passato, l’utenza costruisce la propria vita digitale al di fuori del lavoro ed in seguito porta le proprie idee e le proprie tecnologie in azienda tentando di imporre il proprio approccio con estrema spontaneità. Ciò significa che ora è il consumer a dettare i comportamenti ed alle aziende non resta che adeguarsi dotandosi di molta più elasticità rispetto al passato.
«La seconda iniziativa, condotta dal Security for Business Innovation Council di RSA, esamina questo fenomeno più in profondità, andando a vedere perché i modelli tradizionali, nei quali è l’IT a controllare l’utilizzo di tutte le tecnologie aziendali, stanno vacillando» (pdf). L’imporsi di iPhone, iPad ed altri device impongono alle aziende scelte strategiche conseguenti, adattando gli schemi aziendali alle modalità di fruizione dei dipendenti senza imporre scelte proprie. Il che stravolge del tutto i dogmi del passato.
Tale situazione crea un diverso rapporto tra le parti all’insegna di un maggiore equilibrio: l’azienda non impone, ma chiede. Le parti concordano le modalità di interazione ed il dipendente porta in ufficio la propria esperienza, mettendola a disposizione di strutture sempre più differenziate. Questo spostamento di potere, però, ha forti ripercussioni: maggior tolleranza nei confronti dei social network, ad esempio; maggior disponibilità nei confronti di nuove tecnologie quali tablet o smartphone; maggior peso dei dipendenti nelle decisioni di acquisto aziendali.
Se le opportunità sono sotto gli occhi di tutti, però, i rischi non sono invece sempre ben soppesati. Soltanto l’11% delle aziende si dice sicuro di aver implementato tutte le misure di sicurezza necessarie e «solo il 22 per cento delle aziende interpellate ha calcolato nel dettaglio i rischi legati all ‘ introduzione di tecnologie ed applicazioni consumer prima di consentirle a scopi lavorativi». Per molti, insomma, questo cambiamento di paradigma è una sorta di salto nel buio: una adeguata pianificazione è un passaggio fondamentale poichè consente di ridurre ogni rischio al minimo consentendo altresì di assorbire in azienda tutto l’entusiasmo e tutta l’esperienza che i dipendenti possono offrire nel rapporto con il traino dell’innovazione tecnologica.