Mille aziende chiuse ogni giorno negli ultimi cinque anni, tasse e burocrazia insostenibili, energia costosa, credito negato: basta questo a motivare la protesta del 18 febbraio a Roma “Senza Impresa non c’è Italia, Riprendiamoci il futuro“, organizzata da RE.T.E Imprese Italia in Piazza del Popolo chiamando a raccolta imprenditori da tutta Italia (400 pullman, 7mila posti prenotati in treno e 2mila in aereo), a pochi giorni dal flash mob di protesta di Confindustria Piemonte.
I numeri della crisi
Analizziamo i motivi della protesta in base ai numeri di Cgia di Mestre e RE.T.E Imprese Italia, ricordando prima l’enorme potenziale a rischio: le PMI in Italia sono oltre 4 milioni (impiegando 14 milioni di addetti) e rappresentano il 94% del tessuto produttivo italiano, garantendo il 10,2% dell’occupazione europea. Il 69% del fatturato italiano è realizzato da aziende sotto i 250 dipendenti e quello medio delle PMI è il più alto d’Europa in ciascun segmento fino ai 249 addetti. Eppure, nel 2013 hanno chiuso i battenti 370mila aziende (3/4 delle cessazioni sono di imprese individuali). Il saldo fra aperture e chiusure è stato di 28mila unità, mentre dal 2008 ha raggiunto quota 134mila, con un bilancio particolarmente pesante per piccoli commercianti (-64mila unità) e artigiani (-70 mila). Colpiti anche Made in Italy e Turismo (-31mila unità).
Tasse
Pressione fiscale al 44% del PIL (in termini reali circa il 54%), incidenza di tasse e contributi sui profitti del 66% (20% della media europea). Capitolo critico, l’IMU sui beni strumentali a carico del 70% delle PMI. Di queste, il 38,5% ha incontrato molte difficoltà nel fronteggiare il pagamento e oltre il 15% ha per questo rinunciato a effettuare investimenti innovativi e assunzioni. Per non parlare della TARI (+280%). E ancora: costo dell’elettricità in cinque anni a +21,3%, quello del gasolio +23,3%, oltre il 60% dei costi energetici delle PMI di origine fiscale e parafiscale.
Burocrazia
La PA ha allungato i tempi di pagamento di 35 giorni e i costi della burocrazia per le PMI si aggirano sui 30 mld l’anno (2 punti PIL), 7mila euro l’anno per ogni azienda. Per i soli adempimenti fiscali sono necessarie 269 ore l’anno (34 giornate lavorative) e oltre 100 ore in più (13 giornate) rispetto alla media dell’Eurozona, mentre per gli adempimenti di sicurezza sul lavoro l’esborso economico annuale corrisponde a circa l’8% del costo del lavoro per il personale dipendente. Nella classifica della Banca Mondiale sulla facilità del fare impresa l’Italia è al 25esimo posto tra i 28 Paesi UE e al 65esimo posto tra i 189 Paesi del mondo.
Accesso al credito
In sei anni di crisi gli impieghi bancari alle imprese con meno di 20 addetti sono diminuiti del 10%, con una contrazione dei prestiti erogati alle micro imprese pari a 17 miliardi di euro. I finanziamenti bancari alle PMi sono in costante diminuzione da fine 2011 (24 mesi), fra novembre 2012 e novembre 2013 i prestiti bancari alle aziende sono diminuiti del 6,2%, pari a 60,2 miliardi in meno. A inizio del 2012 poco meno del 22% delle Pmi chiedeva credito in banca, nel 2013 la percentuale è scesa al 9%.
Richieste
- Fisco: taglio aliquote Irpef, misure per PMI in Delega Fiscale, innalzamento franchigia IRAP, niente IMU su immobili strumentali d’impresa, estendendo la deducibilità dalle imposte sui redditi (al 20% nel 2014) ai fini IRAP, revisione TARI e TASI, riduzione costo del lavoro.
- Lavoro: sostegno a nuove assuzioni, niente causali per assunzioni a termine, contratti flessibili senza penalizzazioni, apprendistato semplificato,
- Accesso al credito: incentivi al finanziamento alternativo al canale bancario, semplificazionis, tempi di pagamento certi.
- Fare impresa: Giustizia civile più efficiente, investimenti sul Turismo collegati al Made in Italy, servizi dedicati alle PMI che internazionalizzano, riduzione dei costi dell’energia per le PMI, abolizione dell’attuale SISTRI per sperimentarne uno semplificato.