L’Agcom ha portato la sua Relazione annuale 2010 sull’attività svolta e sui programmi di lavoro alla Camera dei Deputati. Al suo interno alcuni elementi chiave sul futuro del cloud computing, sui rischi ad esso correlati e sui vantaggi economici per le aziende.
Agcom rileva un crescente interesse per il paradigma cloud computing. In particolare, «l’aumento della penetrazione della larga banda e l’emergere del mobile broadband, unitamente allo sviluppo dell’Internet of Things spingerebbe l’evoluzione verso cloud di risorse pervasive ed adattative. In tale contesto, rilevanti vantaggi si traggono da un impiego sinergico delle tecnologie di cloud computing e di autonomic computing».
Dalla convergenza «ha origine il pervasive cloud, che risulta determinante al crescere della numerosità e della dinamicità delle risorse informative da gestire e che rende impraticabile l’adozione di sistemi di supervisione e gestione centralizzati, quantunque distribuiti su sistemi differenti».
Agcom parla inoltre di possibili criticità legate all’impiego di tecnologie di cloud computing: come rischio principale, una involuzione dei sistemi informativi verso ambienti chiusi e proprietari, oltre a possibili minacce alla sicurezza e confidenzialità di dati sensibili aziendali, nonché la possibilità che si verifichino disservizi.
Per quanto riguarda invece l’impatto economico, il passaggio ad un modello di fruizione on-demand di servizi, piattaforme ed infrastrutture apporterebbe alle aziende notevoli benefici, considerata la possibilità di tradurre in costi operativi i costi di capitale connessi alle infrastrutture informatiche. A ciò si aggiunge il rilevante vantaggio per l’azienda di disporre di sistemi sempre aggiornati dal punto di vista tecnologico.
Uno studio commissionato da provider Brocade, mostra come il 60% del mondo enterprise abbia già pianificato una migrazione verso risorse distribuite – o “cloud” – entro i prossimi due anni. La motivazione più comune è legata alla riduzione dei costi (30%), alla maggior efficienza del business (21%) e ad una sua maggiore elasticità (16%).