Banche italiane, i più alti interessi in Europa

di Noemi Ricci

28 Giugno 2010 11:20

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Nel 2009, le banche italiane hanno concesso più credito alle imprese rispetto agli altri istituti euroepi, ma solo alle grandi aziende e con interessi alle stelle

Nonostante in Italia sia evidente la relazione difficile tra istituti di credito e mondo dell’imprenditoria, i dati elaborati nell’ultimo studio sul rapporto tra banche e imprese della Boston Consulting Group rivelano come nel nostro Paese gli istituti di credito siano rimasti più vicini alle aziende rispetto alle concorrenti europee. Peccato che a beneficiarne siano state imprese clienti con fatturati superiori ai 5 milioni e non le Pmi.

Le banche italiane hanno ottenuto nel 2009 l’87% dei ricavi erogando alle aziende finanziamenti mediante divisioni di corporate banking (rispetto a una media europea del 71%).

Tuttavia, c’è da sottolineare che in Italia il credito viene erogato con margini più elevati, cioè con utili pari al 15% del capitale regolamentare, ottenendo ricavi maggiori rispetto alla media europea, dove la stessa percentuale è del 12%.

Dunque se è vero che le imprese italiane hanno continuato a ricevere finanziamenti da parte delle banche, anche in un anno caratterizzato da una profonda crisi come il 2009, è anche vero che hanno dovuto pagare tassi d’interesse più elevati (spread medio di 214 punti base, contro i 172 europei e i 174-202 mondiali).

In più le banche italiane sembrano essere le più brave a valutare i rischi e a “prezzarli”, facendo pagare interessi più elevati alle imprese ritenute più rischiose e andando in vece a favore delle imprese virtuose. In Italia il rapporto medio in tre anni tra le perdite sui finanziamenti e il totale degli impieghi è stato dello 0,64%, contro lo 0,83% in Europa e lo 0,75-0,82% nel resto del mondo.

Sono state 100 le banche a livello mondiale prese in considerazione dallo studio di Boston Consulting Group, delle quali 5 italiane e quasi 50 europee.

In generale, nel 2009 è stata evidenziata una brusca frenata del credito, passando dal +21% del 2008 ad una crescita praticamente rasente lo zero. In particolare in Italia si è passati dai 1.760 miliardi di fine 2008 ai 1.800 miliardi di fine 2009, dove considerando che lo stop del Pil rivela, secondo il partner e managing director di Boston Consulting Gennaro Casale, come non si possa parlare di credit crunch.

Le banche italiane risultano invece molto indietro rispetto a quelle europee in quanto a servizi alle imprese come quelli di cash management.