L’Italia è in ritardo in quanto a sviluppo della Banda Larga e delle reti NGN: lo si evince anche dalle anticipazioni sul rapporto di Francesco Caio. Se il gap rispetto alla roadmap verrà confermato dal report, gli stessi obiettivi che l’Italia si è prefissata per il 2020 con l’Agenda Digitale risulterebbero a rischio.
Rapporto Caio
Del Rapporto, che verrà presentato ufficialmente a febbraio, si è discusso a Palazzo Chigi, a margine di un incontro tra Caio – incaricato dal Governo di analizzare lo stato dell’infrastruttura italiana – e i tecnici del MiSE,tra cui il viceministro allo Sviluppo con delega alle Comunicazioni Antonio Catricalà.
Reti NGN
Il problema più rilevante è dato dal rallentamento degli investimenti nelle reti di ultima generazione (NGN). Sul tema, sono inoltre attese le informazioni dell’indagine conoscitiva di AgCom e Antitrust, che coinvolgerà gli operatori di settore sui processi di convergenza in atto a livello internazionale tra architetture di rete fisse e mobili, sulle strategie degli operatori per condividere le infrastrutture già esistenti e per co-investire nella realizzazione di reti NGN, sulle prospettive del mercato e sulle criticità concorrenziali nella fornitura di reti e servizi di comunicazioni elettroniche. I risultati dovrebbero arrivare nei prossimi mesi, fornendo indicazioni più precise sugli interventi da attuare.
Digital divide
Intanto, quel che è chiaro è che le reti in rame sono obsolete e la realizzazione di reti di accesso alla Banda Larga è insoddisfacente: solo il 14% degli utenti Internet italiani ha accesso alla rete a velocità maggiori di 30 Mbit/s. In più ci sono ancora 2,3 milioni di italiani (il 4% della popolazione) ancora colpiti dal digital divide e quindi senza copertura da servizi a banda larga da rete fissa.