Aliquote inferiori ma applicazione su un maggior numero di prodotti finanziari: è un emendamento sulla Tobin Tax presentato in Commissione Bilancio alla Camera nel corso del dibattito sulla Legge di Stabilità, che però suscita perplessità nel mondo della Finanza.
Emendamento al Ddl Stabilità
L’obiettivo è incassare di più, visto che le stime di gettito dalla Tobin Tax si sono rivelate un fiasco: 159 milioni invece di un miliardo. L’imposta sulle transazioni finanziarie scenderebbe a 0,01% (da 0,1%), colpirebbe tutte le operazioni nella stessa misura (compresi i derivati, sui quali oggi c’è un importo fisso) e gli introiti finanzierebbero il taglio del cuneo fiscale sul costo del lavoro.
Le ricadute negative
Le critiche riguardano l’applicazione della Tobin Tax alle obbligazioni e l’aliquota proporzionale sui derivati. Per quanto riguarda la Tobin Tax in Italia e nella UE si consiglia di aspettare l’entrata in vigore della direttiva europea per evitare sovrapposizioni puntando a una disciplina armonizzata e condivisa (in realtà, l’attuale formulazione della norma italiana e l’emendamento sono in linea con quanto approvato a Bruxelles: aliquota 0,01%). Per la questione obbligazioni si segnala il rischio di ricadute negative sull’andamento dei prestiti privati, con penalizzazione dell’attività di finanziamento alle imprese, un peggioramento delle condizioni di emissione di bond, con una discriminazione fra emittenti domestici (i Titoli di Stato resterebbero esenti per tutelare il debito pubblico ma penalizzando le altre obbligazioni). Sui derivati, la tassazione proporzionale è ritenuta pericolosa per l’impatto, ad esempio, sugli strumenti che si riferiscono al debito degli Stati. Non è chiaro se la proposta di modifica è destinata a comprendere questi strumenti.
Viene infine chiesto che non vengano eliminate le attuali esenzioni (es.. quella relativa ai fondi pensione) e che il nuovo meccanismo di calcolo (non pù basato sul saldo netto del giorno) non penalizzi operazioni intraday e attività degli intermediari.