Non piace ai professionisti l’obbligo di dotardi di POS dal 1° gennaio 2014, come previsto dal Decreto Crescita 2.0 (DL n. 179/2012): gli architetti minacciano uno sciopero per protestare contro il provvedimento, ritenuto un ulteriore inutile balzello. La misura, in realtà, è ancora in attesa del decreto attuativo: vista l’apaprente mancanza dei tempi tecnici necessari, quindi, il 1° gennaio 2014 i soggetti esercenti l’attività di vendita di prodotti e di prestazioni di servizi, anche professionali non saranno obbligati a dotarsi di POS e ad accettare pagamenti tramite carte di debito (come i bancomat).
Se da una parte questo fa tirare un respiro di sollievo a professionisti e studi professionali, dall’altra penalizza i consumatori, per i quali pagare con moneta elettronica rappresenta una comodità. Senza contare che, secondo le stime del Politecnico di Milano, questo ritardo costa all’Italia alcuni miliardi di euro.
Decreto bloccato
Il decreto attuativo, che al momento non è ancora stato emanato dal Ministero dello Sviluppo economico e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, avrebbe dovuto dare il via ufficiale all’obbligo, disciplinando le modalità ed i termini di attuazione della misura introducendo eventualmente un tetto alle fatture sotto il quale non viga l’obbligo di accettare pagamenti via POS, estendendo l’obbligo ad altri strumenti di pagamento elettronici, anche con tecnologie mobili. Il tutto però è attualmente al palo per colpa da una parte della burocrazia dall’altra dell’eccessiva prudenza dei Ministeri, che viste le proteste degli ultimi tempi relativamente alla nuova norma temono di andare ad incidere troppo sugli equilibri tra banche, esercenti e professionisti. Ormai però sembra che non ci siano i tempi tecnici perché il decreto attuativo possa arrivare in tempo prima della scadenza prevista per il 1° gennaio 2014.
Quanto costa il ritardo
Secondo le stime del Politecnico di Milano ogni mese di ritardo, sulla data prevista di gennaio, costa all’Italia circa 1-2 miliardi di euro: «supponendo che le misure del Governo incrementino l’acquisto con le carte del 50%, possiamo stimare che l’Italia recupererebbe almeno 17 miliardi di euro dalla lotta all’evasione e 800 milioni di euro dalla riduzione dei costi di sistema causati dal grande uso del contante nel nostro Paese», spiega Valeria Portale degli Osservatori ICT del Politecnico di Milano. Secondo le stime invece del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, invece, con l’obbligo di Pos «60 milioni di euro si trasformeranno da reddito dei professionisti a rendita per le banche». Ai professionisti viene infatti chiesto di pagare i costi di installazione del Pos (mediamente intorno ai 100 euro), il canone mensile (mediamente intorno ai 30 euro) e la commissione su ogni transazione che può superare anche il 3%. Il calcolo dei 60 milioni di euro è stato effettuato supponendo una commissione media dell’1% su ogni transazione e considerando le sole prestazioni erogate dai professionisti tecnici nel settore delle costruzioni. Altri calcoli sono stati effettuati dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro: l’obbligo di Pos frutterà alle banche un utile di oltre 2 miliardi di euro all’anno.
Costo delle commissioni
Il decreto sull’obbligo di POS per i professionisti va di pari passo con l’altro previsto dal Decreto Salva Italia per modificare le commissioni bancarie. Sarebbe infatti deleterio imporre i Pos senza prima rimodulare i costi connessi, attualmente i più alti della media europea ed i meno trasparenti. In questo caso quello che manca è il placet del Consiglio di Stato, che non approva la norma che abolisce la gratuità delle commissioni sui pagamenti ai benzinai fino a 100 euro.