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Flotte ecologiche anti-crisi: i nuovi modelli di business

di Noemi Ricci

Pubblicato 14 Marzo 2013
Aggiornato 10 Gennaio 2014 09:08

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Dal downsizing al nuovo mercato delle auto aziendali green: anche i big puntano al risparmio.

La crisi che ha colpito negli ultimi anni l’economia globale non ha risparmiato nessun settore, inducendo le imprese a ottimizzare gli investimenti e le spese interne, soprattutto quelle delle imprese di dimensioni minori. E questo processo di ottimizzazione riguarda anche le flotte aziendali.

Le difficoltà di questo settore sono state particolarmente acute in Italia, dove si vive una situazione fiscale poco favorevole rispetto agli altri Paesi europei, con indici di ammortamento non aggiornati da oltre 10 anni.

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Un quadro complesso e con molti aspetti negativi che ha colpito non solo i “piccoli” ma anche i “big”, ovvero le grandi aziende, che si sono così viste costrette a razionalizzare il parco auto e a prestare maggiore attenzione al costo complessivo delle vetture.

Basti considerare che nel 2009, anno di vero inizio della crisi economica, si è assistito ad un taglio di 14mila vetture aziendali, passando dalle 536mila auto del 2008 alle 521 nel 2009 (-2,7%) a fronte di un aumento del chilometraggio medio annuo e della durata media dei contratti (42,1 mesi per un +1,9%). E questo trend è proseguito negli anni successivi, con la ripresa che appare ancora lontana.

Parco auto green

In molti casi la necessità di diminuire i costi è andata di pari passo con le buone prassi green, e quindi con la volontà di ridurre l’impatto ambientale, definendo di fatto un nuovo trend nel mercato business delle auto.

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Questo ha portato le imprese a rinegoziare i vecchi contratti di noleggio, sostituendoli con nuovi accordi più lunghi, e a privilegiare modelli di auto con motorizzazioni da consumi ed emissioni ridotte quindi meno costose, pur salvaguardando l’immagine e lo status dell’azienda.

Si tratta infatti del cosiddetto “downsizing” delle vetture, meccanismo mediante il quale si riduce la cilindrata dell’auto, mantenendone la potenza.

Proprio sulle scelte ecologiche si baserà, secondo gli esperti, la ripresa per il mercato delle auto aziendali. I primi segnali positivi sono già arrivati dalle grandi aziende e dalle prime decisioni di non rimandare ulteriormente l’aggiornamento del proprio parco di vetture aziendali.

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I grandi nomi dell’Automobile si sono dimostrati così pronti a raccogliere la sfida e a rafforzare la propria presenza all’interno del mercato “business e flotte“, segnando una nuova strada per l’andamento di un segmento che negli ultimi anni si è rivelato sempre più strategico per tutte le Case automobilistiche.

I grandi danno quindi il buon esempio ai piccoli, una strategia da imitare, quella di rendere “green” le proprie flotte di veicoli aziendali, che si traduce non solo in un doveroso tributo alla compatibilità ambientale ma anche in un buon ritorno per il proprio business, soprattutto in previsione futura.

Se da una parte bisogna mettere in conto che le prestazioni di auto ecologiche sono inferiori, hanno un costo di acquisto maggiore ed una minore autonomia, dall’altro si possono godere sia vantaggi in termini di finanziamenti statali, incentivati anche dall’Unione Europea, che dal punto di vista dell’inquinamento e del rumore, ma anche e soprattutto il costo del carburante, che è praticamente dimezzato.

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In più c’è da notare che l’attenzione dell’industria è sempre più rivolta a trovare soluzioni tecnologiche efficienti che riducano gli svantaggi legati all’adozione di auto green, che rappresentano la scelta strategica del futuro che premierà le imprese che saranno state più lungimiranti.

Al contrario, le imprese che decidono di aspettare o di mettere in atto green policy approssimative, fuorvianti tentando di salvaguardare la propria immagine aziendale rischiano invece di ottenere l’effetto contrario e di perdere non solo una grande opportunità di risparmio, ma anche di investire in quello che viene sempre più percepito, anche dai clienti, come un valore aggiunto e quindi una spinta alla competitività.

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* Immagine Shutterstock