L’abolizione del saldo IMU di dicembre, approvata dal Governo il 27 novembre, per migliaia di Italiani si è rivelata una beffa. In ben 600 Comuni d’Italia le aliquote deliberate o confermate nel 2013 eccedono quelle standard per la prima casa (0,4%), per cui entro metà gennaio i proprierati dovranno contribuire a pagare la differenza. Il Decreto IMU, infatti, pur eliminando la seconda rata sulle abitazioni principali non di pregio, stabilisce che si debba pagare una sorta di conguaglio per chi possiede un’abitazione in un Comune con aliquota che eccede lo 0,4%. Se non altro questa differenza si pagherà al 50%, mentre il resto lo verserà lo Stato. Perchè tutto questo? Per garantire pieno gettito ai Comuni. Immediata però la reazione dei sindaci. Da Milano, Pisapia parla di «scontro istituzionale se il Governo non cambierà idea sull’IMU» mentre, da Bologna, Merola parla addirittura di «rivolta dei Comuni». Vediamo intanto chi dovrà pagare e quanto.
IMU 2013 per prime case
- Entro il 16 dicembre – Il saldo IMU di dicembre è eliminato – nella quota parte corrispondente alle aliquote standard – per prime case non di pregio, fabbricati rurali e terreni agricoli. Gli altri immobili (seconde case, uffici, capannoni, imprese…) pagano il saldo 2013.
- Entro il 16 gennaio – I proprietari di prima casa locata in un Comune in cui l’aliquota 2013 è superiore allo 0,4%, dovranno pagare il 50% della differenza fra l’aliquota standard e quella comunale.
I Comuni in cui si paga
Roma ha confermato per ora lo 0,5% nel 2012, per cui le prime case devono pagare la differenza IMU. Si paga anche a Napoli (0,6%), Torino (0,575%), Genova (0,58%), Verona (0,5%), Palermo(0,48%). E poi Ancona, Benevento, Frosinone, Caltanissetta, Cosenza, Vibo Valentia. A Cagliari si è deliberato lo 0,45% per l’acconto ma poi si è deciso di tornare allo 0,40% per il saldo. Fra i casi emblematici spicca Milano, in cui l’aliquota locale varia di due punti, per cui lo 0,1% sarà a carico dei contribuenti. Molti, addirittura, pagheranno in questo modo più che nel 2012 perchè al conguaglio di gennaio non si applicano detrazioni. Nessun conguaglio a Venezia, Firenze, Trento, Bolzano o Bari, dove le aliquote non superano lo 0,4%, ma la cosa “bella” è che fino al 9 dicembre i Comuni hanno tempo per apportare ulteriori variazioni! Per monitorare le delibere 2013, è consigliabile utilizzare lo strumento web messo a disposizione dal Dipartimento delle Finanze.
Calcolo differenza IMU
Nel 2012, un immobile con imponibile IMU di 95mila euro, a Milano ha pagato al massimo 180 euro di IMU: imposta di 380 euro con aliquota 0,4%, ridotta di 200 euro di detrazione statale. A gennaio 2014 risulterà un’imposta di 190 euro con aliquota 0,2% (0,6 – 0,4), di cui la metà (95 euro) a carico del contribuente entro il 16 gennaio ( in presenza di due figli nel 2012 ne aveva pagati solo 80!). L’ulteriore beffa? Molti contribuenti che nel 2012 non hanno pagato affatto adesso sono chiamati alle casse, perchè non possono godere delle detrazioni.
Attenzione: nei Comuni che non hanno alzato l’aliquota rispetto al 2012 (come Roma) ma che erano già sopra lo 04%, stando alla formulazione del comunicato del CdM si paga la quota IMU. La discriminante non è la differenza fra 2012 e 2013 ma la maggiorazione rispetto alle aliquote standard. Quindi, per fare un esempio di calcolo nella Capitale (0,5%), un immobile da 95mila euro che nel 2012 ha pagato 275 euro in assenza di figli (475- 200 euro di detrazione), entro il 16 gennaio dovrà pagare lo 0,1% dell’imponibile (90 euro) diviso due: 47,5 euro.
Coperture e acconto IRES
Per finanziare l’abolizione del saldo IMU (fino alla quota standard), il Governo ha aumentato al 130% l’acconto IRES e IRAP di banche e assicurazioni, oltre a un ulteriore incremento IRES al 36% (dal 27,5%). Entrambe le misure si applicano per un solo anno di imposta (ricordiamo che il Governo ha spostato al 10 dicembre il termine per versare gli acconti, per tutte le aziende). Gli altri fondi arrivano da un anticipo del 100% sulle ritenute del risparmio amministrato. Nel Decreto IMU c’è anche l’annunciata rivalutazione delle quote di Banca d’Italia (per 7,5 miliardi) ma, contrariente a quanto previsto, il gettito atteso (circa 1 miliardo, attraverso l’imposta dovuta al Fisco dalle banche) non va a copertura del decreto IMU, anche perché non si sa se questi soldi arriveranno entro il 2013.