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Legge di Stabilità: cosa cambia per imprese e lavoro

di Barbara Weisz

Pubblicato 16 Ottobre 2013
Aggiornato 17 Ottobre 2013 09:14

Guida alle novità per imprese e lavoratori nella Legge di Stabilità 2014: ecco le misure in finanziaria per tagliare il cuneo fiscale e incentivare le PMI, con le detrazioni in aumento e quelle invece a rischio. Imprese deluse, sindacati sul piede di guerra.

Il taglio del cuneo fiscale previsto dalla Legge di Stabilità è meno sostanzioso delle attese, deludendo Confindustria e Rete Imprese Italia, oltre a far parlare di sciopero i sindacati: per il 2014 a disposizione ci sono 2,5 miliardi, a cui si aggiungono altre misure per imprese e PMI. Le risorse diventano più ingenti nel corso del trennio, con 5 miliardi in tutto che dovrebbero confluire nelle buste paga dei lavoratori e 5,6 miliardi di vantaggi fiscali per i datori di lavoro, per un totale di 10,6 miliardi.

Risorse per il 2014

Analizziamo di seguito le misure previste per il 2014 dalla manovra finanziaria (che vale quasi 12 miliardi): 1,5 miliardi vanno alla decontribuzione degli stipendi dei dipendenti, mentre per le imprese c’è uno sgravio da un miliardo. Segue il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le PMI  (1,6 miliardi in tre anni), un potenziamento dell’ACE (aiuto alla crescita economica) ed il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga 2014 con 600 milioni, in attesa del decreto da 330 milioni per coprire gli ultimi mesi del 2013.

Costo del lavoro

  • Detrazioni IRPEF per le fasce di reddito medio-basse (1,5 miliardi)
  • Sgravi IRAP sul costo del lavoro (40 milioni)
  • Decontribuzione per le imprese, soprattutto per le nuove assunzioni (un miliardo)

Imprese. Il miliardo riservato alle imprese è in buona parte una detrazione Irap sulle nuove assunzioni (pare confermato il tetto massimo di 15mila eruo l’anno per ogni contratto), mentre 70 milioni sono destinati alla trasformazione dei contratti a termine in tempo indeterminato, e 130 milioni per ridurre l’IVA alle cooperative sociali.

Detrazioni lavoro dipendente. Si tratta di cifre dimezzate rispetto alle attese. L’impressione è che il vantaggio fiscale per lavoratori e aziende sia statosacrificato per evitare i tagli alla Sanità. Quando saranno più chiari i dettagli si potranno fare i calcoli, soprattutto sul famoso aumento del netto nella busta paga dei dipendenti: aumentando il valore base delle detrazioni a 1.510 euro da 1.338 euro, si parla di un aumento mensile 10-15 euro.  Il vantaggio maggiore intorno ai 170 euro l’anno è per redditi sui 15mila euro lordi, per chi ha stipendio sopra 25mila euro si riduce a 130 euro e si azzera oltre i 55mila euro di reddito.

Rovescio della medaglia. Nessuno sconto per pensioni e lavoro autonomo, nè difatto per le famiglie a reddito basso e con detrazioni (coniuge, figli a carico…) che già azzeravano l’imposta. Tanto più che la sforbiciata alle agevolazione fiscali da mezzo miliardo (interventi selettivi da definire entro gennaio 2014): si parla di toccare alcune detrazioni del 19% riducendole al 18% (e al 17% nel 2015). Dunque, esiste il rischio che gli aumenti entrati dalla finestra del taglio al costo del lavoro se ne escano dalla porta con l’aggravio Irpef.

Finanziamenti e PMI

  • Crescita sostenibile: incremento da 50 milioni per il Fondo
  • Internazionalizzazione imprese: 50 milioni
  • Fondo di Garanzia delle PMI: 1,6 miliardi in tre anni
  • Contratti di sviluppo: 100 milioni l’anno nei settori Industria e Agroindustria nel Centro Nord e Turismo nelle Regioni Convergenza
  • ACE: potenziamento della detassazione del capitale investito in azienda (utili reinvestiti, aumenti): aliquota al 4,5% nel 2014 (dal 3%) e al 6% nel 2015.

Reazioni

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ritiene che la manovra non incida realmente sul costo del lavoro: «ci vuole più coraggio», i passi intrapresi «vanno nella direzione giusta» ma «non sono sufficienti a far ritrovare la crescita». Sul fronte delle PMI, il presidente di Rete Imprese Italia Ivan Malavasi ritiene che i 12 miliardi della manovra 2014 nel complesso non siano «lo shock economico di cui l’Italia ha bisogno per uscire dalla recessione, rilanciare gli investimenti delle imprese e i consumi delle famiglie. Non è l’ora dell’aspirina. Serve almeno il doppio della cifra prevista dal governo». «Forte delusione» anche dal numero uno di Confcommercio, Carlo Sangalli: «non c’è ancora stata la svolta che chiedevamo urgentemente con un taglio alla spesa pubblica». Infine, critiche anche da Cgil, Cisl e Uil, soprattutto concentrate sui tagli agli stipendi pubblici. La Uil è pronta a proteste forti, come lo sciopero, anche la Cgil promette battaglia.

della legge di stabilità pubblicate dal Governo