Entro il 2016 tra le aziende italiane si diffonderà il cloud sharing, ovvero la nuvola condivisa da più device, almeno sei secondo le previsioni Gartner. A dare una spinta al cloud sharing sarà il sempre maggiore utilizzo di applicazioni di collaboration, le app e i servizi per l’accesso ai contenuti mobile. Applicazioni che oggi appaiono frammentate soprattutto sotto il profilo delle opzioni tra i vari dipartimenti IT, entro il 2016 invece le applicazioni di collaboration sono destinate ad essere disponibili in maniera uniformata su desktop, telefoni cellulari, tablet e browser. «In passato, la collaborazione sui device mobile significava interazione tramite messaggi e telefonate. Oggi, smartphone e tablet hanno schermi più ampi, interfacce utente basate su tecnologia touch, identificazione del posizionamento geografico, connessioni robuste, foto e videocamera, funzionalità VoIp, e altro ancora. Tali caratteristiche abilitano una vasta gamma di applicazioni, sia tradizionali che nuove, che permettono ai dipendenti di un’azienda di comunicare al meglio tra loro, collaborare e usare contenuti», spiega Monica Basso, research vice president di Gartner. => Cloud: privato, pubblico o ibrido?Così nei prossimo anni la mobile collaboration è destinata a crescere e a diventare una leva di business e uno strumento sia di lavoro per professionisti e dipendenti che di interazione con i clienti. Si tratta di un cambiamento guidato secondo Gartner da tre trend in crescita:
- BYOD;
- file sharing su personal Cloud;
- disponibilità di applicazioni mobile.
«Dare più controllo e strumenti ai dipendenti con soluzioni di mobile collaboration tramite device smart, personal Cloud sharing e applicazioni mobili è una scelta intelligente da parte delle aziende perché permette loro di innovare la loro organizzazione interna e restare competitive. Tuttavia occorre evitare delle implementazioni male organizzate e frammentarie. Per impiegare con successo gli strumenti di mobile collaboration occorre un’analisi delle proprie esigenze di business, capendo i potenziali rischi e anche le eventuali limitazioni da imporre», conclude Basso. =>Social Collaboration per PMI nell’era BYOD