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Redditometro: le detrazioni indicano le spese certe

di Anna Fabi

Pubblicato 10 Settembre 2013
Aggiornato 26 Settembre 2018 12:28

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Detrazione e deduzioni in dichiarazione dei redditi come elemento per individuare le spese certe ai fini dei controlli da Redditometro, insieme a dati INPS, PRA e Anagrafe tributaria: ecco il dettaglio.

La dichiarazione dei redditi è lo strumento da cui il Fisco parte per decidere eventuali accertamenti da Redditometro, perché è un modo credibile per conscere le  spese sostenute, considerare le detrazioni e deduzioni applicate, gli sconti fiscali e i bonus. Elementi che a buon diritto possono far considerare le relative “spese certe”. Ennesima dimostrazione che i controlli da accertameno sintetico si baseranno su spese certe e no su elementi presuntivi (come le medie Istat). A tal proposito si consulti la circolare applicativa dell’Agenzia delle Entrate sul nuovo Redditometro. In attesa che siano disponibili le comunicazioni sui conti correnti (a partire dalle dichiarazioni 2011), gli elementi chiave su cui il Fisco si basa per far partire i 35mila controlli da accertamento sintetico previsti per il 2013 (sui redditi 2009) restano due: “spese certe” e “spese per elementi certi“.

Spese certe

Sono le «spese sostenute direttamente dal contribuente o dal familiare fiscalmente a carico». Innanzitutto, si tratta di spese note all’Anagrafe Tributaria perché ufficiali: la proprietà o il contratto di affitto di un immobile per esempio. Poi le spese considerate certe perché il contribuente le dichiara ai fini di una detrazione o facilitazione fiscale. E infine quelle che risultano da documentazioni in possesso dell’Anagrafe Tributaria:

  • Spese sanitarie
  • Polizze assicurative
  • Asilo o università del figlio (iscrizione)
  • Erogazioni liberali
  • Agevolazioni per ristrutturazioni edilizie (leggi la Guida)
  • Bonus mobili
  • Riscatto anni di laurea
  • Assegni al coniuge
  • Collaboratore domestico
  • Auto e moto

Spese per elementi certi

Si ottengono applicando ai dati certi, riferibili al contribuente o al familiare fiscalmente a carico, i valori medi rilevati dai dati dell’ISTAT o da analisi degli operatori appartenenti ai settori economici di riferimento. Il riferimento ai dati Istat non deve ingannare: in questo caso l’elemento statistico si applica a una spesa certa. Esempio: se un contribuente vive in un’abitazione di 500 metri quadri in una zona di pregio (dato certo, su cui si paga il mutuo, o l’affitto, o la tassa sugli immobili), il Fisco potrà presumereer spese di manutenzione (bollette, spese condominali e via dicendo) proprozionali. Se un contribuente possiede un’automobile, dovrà sostenere spese di benzina, Rc auto e mantenimento adeguate. Difficilmente una singola detrazione, per quanto importante, potrà far scattare un accertamento: sarà eventualmente la somma dei dati a far accendere il semaforo rosso. In generale, c’è una franchigia pari a 12mila l’anno (circa mille euro al mese) e comunque il Fisco non considera scostamenti che non siano pari almeno al 20% del reddito reddito dichiarato.