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Niente IMU 2013, nel 2014 arriva la service tax

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 28 Agosto 2013
Aggiornato 26 Settembre 2013 12:50

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In attesa che il CdM vari il decreto IMU, Pd e Pdl hanno stretto un'intesa che cancellerà l'IMU 2013 per lasciare il posto alla service tax nel 2014. Intanto Confartigianato ha fornito le stime sui rincari di IMU e TARES per le imprese italiane.

Grande attesa per il Consiglio dei Ministri odierno che deciderà le sorti dell’IMU, l’imposta sugli immobili è stata l’oggetto della discordia tra Pd e Pdl nei giorni scorsi, ora arrivati a siglare un’intesa che porterà alla cancellazione le rate dell’IMU 2013 per le prime abitazioni ed i terreni agricoli (=> Vai allo Speciale IMU). Intanto Confartigianato ha diffuso interessanti stime su quanto IMU e TARES, la nuova imposta sui rifiuti, stiano pensando sulle piccole imprese.

Intesa Pd-Pdl su IMU

Il decreto IMU sarà varato dal CdM dovrebbe cancellare definitivamente la prima e la seconda rata dell’IMU per il 2013, dal 2014 arriverà invece una nuova tassa sugli immobili che terrà conto delle dimensioni dell’immobile e che verrà stabilita nel dettaglio con la Legge di Stabilità da approvare entro il 15 ottobre. L’IMU dunque sparirà per lasciare posto alla service tax, un’imposta che non sarà più patrimoniale come l’IMU ma costituirà un contributo sui servizi comunali. Ovviamente c’è sempre il nodo risorse: per compensare il mancato gettito IMU 2013 servono 4 miliardi di euro. Per i 2,4 miliardi delle prime rate la copertura arriverà dalla maggiore IVA pagata dai creditori statali, dal settore dei giochi e da alcuni tagli alla spesa dei Ministeri e ai contributi alle imprese. Per le rimanenti risorse la questione resta tuttora aperta (=>Leggi del vertice ristretto su IMU ed esenzioni sul reddito).

Stime Confartigianato IMU-TARES

Nel 2012 gli imprenditori hanno pagato ben 9,3 miliari di euro di IMU (il 39,1% dei 23,7 miliardi di gettito totale), destinati ad aumentare a causa del meccanismo di rincaro automatico del moltiplicatore da applicare alle rendite catastali per gli immobili produttivi: +8,3%, pari a +491,2 milioni di euro di spesa per le aziende. In più, con la TARES (leggi la proposta Legambiente: paga chi inquina), le piccole imprese artigiane potrebbero subire rincari sui tributi per i rifiuti fino al +300%, a rischio soprattutto pizze al taglio, pasticcerie e panifici. In generale il passaggio da ICI ad IMU è costato agli italiani 14,5 miliardi di euro in più. Aggravio che è andato a pesare soprattutto sulle imprese, con la metà dei Comuni (50,6%) che hanno aumentato l’aliquota base da applicare agli immobili produttivi (in media 9,4 per mille); il 47,9% ha mantenuto l’aliquota base al 7,6 per mille; l’1,6% dei Comuni l’ha ridotta. «Gli imprenditori non possono sopportare ulteriori aumenti di pressione fiscale, né l’incertezza su tempi e modalità di applicazione dei tributi. Per quanto riguarda l’IMU non è giusto che gli immobili produttivi siano trattati alla stregua delle seconde case: i nostri laboratori vanno esentati dall’imposta perché sono la nostra prima casa. In definitiva, su IMU e TARES vanno trovate soluzioni che, oltre ad evitare l’inasprimento della tassazione, siano capaci di garantire la semplificazione impositiva e amministrativa» ha commentato il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti.