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Tassa sui Media al posto del canone RAI

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 5 Agosto 2013
Aggiornato 13 Novembre 2013 12:18

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Abolire il canone RAI dedicato esclusivamente a televisione e radio per passare ad una più generica tassa sui media: ecco la proposta del vice ministro allo Sviluppo Economico.

Le imprese ed i cittadini italiani potrebbero dire presto addio al canone RAI: al suo posto arriverà una tassa sui media capace di rispondere alle nuove esigenze del mondo della comunicazione. Questa la ricetta del governo Letta per far sì che tutti gli italiani paghino la tassa più evasa del sistema tributario del Paese. Il canone RAI, lo ricordiamo è la tassa per l’abbonamento alla televisione italiana che deve essere versato da tutti i contribuenti in possesso di una TV, indipendentemente dalla presenza di una antenna, o in generale di computer che possono essere utilizzati come televisori (leggi chi deve pagare il canone RAI).

La proposta

A lanciare l’idea di una tassa generica sui media, in sostituzione dei canoni dedicati esclusivamente a televisione e radio è stato il viceministro allo Sviluppo Economico Antonio Catricalà in audizione in Commissione vigilanza, l’obiettivo sarebbe quello di adeguare la normativa del nostro Paese a quella del resto d’Europa dove «si va abbandonando il concetto di canone a favore di un’imposta generale sui media e questo potrebbe servire da faro di orientamento». Per Catricalà quella del finanziamento del servizio pubblico è una questione fondamentale da affrontare «non solo per la RAI, ma anche per il futuro dell’intero sistema delle comunicazioni (approfondisci: Canone RAI per le imprese)».

Il confronto

In altri Paesi europei (la Grecia ad esempio) la tassa sulla televisione viene addebitata insieme alle bollette energetiche, «un sistema facile a dire ma difficilissimo da realizzare» secondo Catricalà. In altri «si va affermando una tassa a carico del nucleo familiare, che prescinde dall’apparecchio e che tiene quindi conto dell’evoluzione verso la convergenza tecnologica», ha sottolineato il vice ministro. In ogni caso per Catricalà la questione è che bisogna «fare in modo che tutti paghino per rendere la RAI migliore. Il livello di evasione del canone, anche di quello cosiddetto commerciale che dovrebbero pagare gli uffici pubblici e privati, gli esercizi commerciali, gli studi professionali, gli alberghi e altri ha raggiunto livelli insopportabili. Dobbiamo quindi intervenire studiando forme praticabili e ragionevoli che consentano un recupero quantomeno parziale di tale forma di evasione», anche coinvolgendo il Parlamento con misure legislative. Presto, ovvero dopo la firma del contratto di servizio tra Ministero e RAI scaduto lo a dicembre, verrà aperto un apposito tavolo per discutere sul futuro del canone RAI.