Non ci sono solo i ritardi dei pagamenti da parte della PA italiana a rappresentare un ostacolo per le imprese, ma anche le lungaggini burocratiche.
Il Decreto Fare prevede che le imprese possano ottenere un indennizzo monetario dalle PA che ritardino la conclusione dei procedimenti amministrativi, ma sembra che la norma sia stata così ridimensionata da divenire quasi inutile.
=> Leggi la misura nel Decreto Fare
Il comunicato del governo annuncia 50 euro per ogni giorno di ritardo dell’amministrazione, fino a un tetto massimo di 2mila euro ma indiscrezioni di stampa sul testo definitivo del Dl indicherebbero: una riduzione a 30 euro; una sperimentazione della misura di 12 mesi (anzichè 12) in cui i privati resterebbero esclusi ed il Governo potrebbe decidere di abolire del tutto la misura; paletti così rigidi per ottenere il rimborso da rendere la misura quasi una farsa.
Il problema, manco a dirlo, sono i conti, e la norma prevista originariamente sarebbe fonte di perplessità da parte della Ragioneria dello Stato. Anche in considerazione del fatto che i procedimenti in ritard, nella burocrazia italiana sono tanti. E’ probabilmente uno dei motivi per cui il Decreto Fare non è ancora approdato in Gazzetta Ufficiale, e dunque non se ne conosce il testo definitivo.
Risarcimento
La norma all’esame rappresenta un ulteriore passo avanti dopo le novità introdotte l’anno scorso dal Decreto semplificazioni, Dl 5/2012, che aveva introdotto il “potere sostitutivo“: un dirigente (da individuare in ogni ente) al quale rivolgersi in caso di ritardo eccessivo di una pratica burocratica. Questo dirigente entro 90 giorni (metà di quello previsto per la normale conclusione degli atti amministrativi deve concludere la pratica, eventualmente nominando un commissario. Ebbene, la norma nel decreto del Fare prevede che, trascorso anche il periodo a disposizione del potere sostitutivo, l’imprenditore abbia diritto a un indennizzo automatico.
Nel caso di somma non liquidata, scatta la possibilità di un ricorso amministrativo in forma semplificata. Non si eslcude che su questo punto ci sia una sorta di clausola per scoraggiare la proliferazione di cause, prevedendo una multa per l’impresa che ricorre senza i presupposti.
In vista potrebbe esserci anche l’altra sorpresa: l’allungamento del periodo transitorio a 18 mesi, con la possibilità per il governo di tornare indietro (ovvero non solo di non estendere la possibilità di risarcimento anche ai privati, ma di toglierla alle imprese). Su questo, in effetti, il governo non si era pronunciato nemmeno in sede di comunicato, le anticipazioni sono tutte relative alla lettura delle varie bozze del decreto:
=> Vai alle misure per le imprese contenute nel decreto del Fare
E’ bene sottolineare che in questi casi il condizionale è sempre d’obbligo: fino a quando non ci sarà il testo definitivo del Dl, il documento a cui fare riferimento resta il comunicato di sintesi del governo, che parla di un indennizzo di 50 euro al giorno fino a un tetto massimo di 2mila euro.