Finisce a luglio l’era della riscossione tributi da parte di Equitalia, che passa la staffetta ai Comuni, almeno per in ambito locale: bilanci dei Comuni, gestione del “coattivo” e servizi al contribuente.
Operazioni per le quali i Comuni dovranno avviare delle gare e stipulare delle convenzioni.
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I Comuni potranno scegliere a quale società esterna affidare la riscossione dei tributi avviando una gara per assegnare il servizio. L’alternativa è optare per la realizzazione di una società in house.
In generale, la parte più complessa riguarda la gestione del coattivo, perché è necessario avere del personale “formato” in questo senso e destinare parte dei lavoratori a questa attività di riscossione (con i relativi costi dell’operazione).
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La riforma della riscossione coattiva presenta alcune lacune sotto il profilo delle garanzie di probità e di norme in tema di riscossione coatta dei privati, «visto che quelle attuali sono dei primi del ’900», in più «c’è anche il problema dei residui attivi, di pertinenza dei Comuni, pari a circa 11 miliardi di euro, che al momento sono ancora nella pancia di Equitalia e non sono ancora stati riscossi», sottolinea il delegato Anci alla Finanza Locale Guido Castelli.
A tal fine è necessario evitare il rischio prescrizione di questa cifra con il passaggio dell’attività di Equitalia nei confronti dei Comuni, «quindi è chiaro che l’intera partita deve essere ben governata», conclude Castelli.