Sciopero stranieri in Italia, traino al PIL dimenticato

di Tullio Matteo Fanti

1 Marzo 2010 12:00

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Si celebra oggi il primo "sciopero" nazionale degli immigrati che lavorano in Italia, per ricordarne il valore come traino economico e produttivo del Paese, e sostenerne i diritti

Oggi Primo marzo 2010 – Una giornata senza di noi. I “noi” sarebbero i 4,5 milioni di immigrati che vivono e lavorano in Italia, e che oggi sono in sciopero, astenendosi dal lavoro e dall’effettuare acquisti per ricordare quanto siano determinanti per la tenuta socio-economica del Paese, lavorando anche in moltissime Pmi.

Una “rivoluzione in giallo” (il colore di riferimento della manifestazione) che parte dalla Francia ispirandosi a “La journée sans immigrés: 24h sans nou” e arriva in Italia con il sostegno di Amnesty, Arci, Acli, Legambiente, Emergency, Amref, Cobas e Fiom.

Cosa succederebbe se gli immigrati in Italia decidessero di incrociare le braccia non solo per un giorno? Un vero black-out in numerosi settori dell’economia, dal momento che producono ogni anno il 9,7% del PIL italiano (circa 122 miliardi di euro).

Il primo settore a fermarsi sarebbe l’Edilizia: la manodopera straniera nei cantieri raggiunge anche il 50%, soprattutto nelle grandi città. Il blocco interesserebbe anche il Manifatturiero, visto il ruolo chiave degli immigrati nelle fabbriche, in particolare nel settore tessile, metalmeccanico e alimentare.

Dopo l’industria sarebbe il turno dell’Agricoltura, dove la raccolta a mano di frutta e verdura è oramai a carico degli immigrati stagionali e irregolari. Poi sarebbe il turno delle aziende zootecniche, dove per la macellazione degli animali più del 50% della forza lavoro è straniera.

Infine, ne risentirebbe anche la Sanità, soprattutto quella privata, dove lavorano quasi 100.000 infermieri stranieri. Da non sottovalutare inoltre il prezioso contributo degli immigrati in ristoranti, alberghi e pizzerie e come colf, badanti e babysitter all’interno delle nostre famiglie.