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Licenziamenti in aumento dopo Riforma Fornero

di Noemi Ricci

Pubblicato 20 Maggio 2013
Aggiornato 24 Giugno 2013 12:17

Gli effetti della Riforma del Lavoro Fornero si fanno sentire soprattutto in uscita con un aumento dei licenziamenti, mentre le assunzioni calano, soprattutto nel parasubordinato.

La Riforma del Lavoro fa sentire i suoi effetti, negativi però: aumentano i licenziamenti come effetto non solo della crisi ma anche della mancanza di misure che prevedano il reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamenti con vizi di forma. La massima aspirazione in questo caso, facendo ricorso, è la compensazione di 24 mensilità.

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Tutto questo è frutto della maggiore flessibilità prevista dalla Riforma Fornero, pensata teoricamente sia in entrata che in uscita, ma di fatto concretizzata solo in uscita.

Più licenziamenti

Intanto, tra congiuntura economica e Riforma Fornero in Italia nell’ultimo trimestre del 2012, secondo i dati rilasciati dallo stesso Ministero del Lavoro, sono aumentati sia i licenziamenti collettivi che di quelli individuali. Il fatto che nella seconda parte del 2012 quelli cresciuti maggiormente siano stati i licenziamenti collettivi (il cui regime non è stato modificato dalla riforma a differenza di quelli individuali) lascia pensare che a pesare di più sia stata la crisi economica e non la Riforma Fornero.

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Nell’arco del 2012 i licenziamenti sono aumentati del +13,9% rispetto al 2011, raggiungendo quota 1.027.462, contro i 901.796 del 2011.

Calo di assunzioni

In entrata gli effetti della Riforma non sono stati altrettanto evidenti: soprattutto non appare facilitato l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro; al massimo si nota qualche contratto a tempo determinato in più, ma sul fronte delle assunzioni a tempo indeterminato si è mosso poco e niente.

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È imputabile alla Riforma Fornero il forte calo delle assunzioni, soprattutto con contratti che la Riforma del Lavoro ha reso più costosi e complessi: quelli di lavoro parasubordinato. La diminuzione di contratti precari registra una percentuale che supera di gran lunga le assunzioni con contratti a tempo determinato e indeterminato. Si tratta di un chiaro effetto della Riforma Fornero, tanto che nel 2011 la tendenza – confrontando contratti a progetto, a termine e a tempo indeterminato – era invertita.

In generale nel quarto trimestre del 2012, le nuove assunzioni, ovvero i rapporti di lavoro attivati (dipendenti o parasubordinati) sono state 2.269.764 pari al -5,8% rispetto allo stesso trimestre del 2011.

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Quella di ovviare alle problematiche lasciate aperte dalla Riforma del Lavoro Fornero, come quella di non aver creato alcun percorso di stabilizzazione che possa dare ai datori di lavoro un’alternativa ai contratti di lavoro precari, è una delle priorità del nuovo governo Letta.

L’obiettivo primario è quello di restituire flessibilità ai contratti a termine, risollevare l’occupazione giovanile e agevolare il passaggio generazionale, possibilmente anche nel pubblico. Scopi per i quali verrà dato il via ad agevolazioni fiscali per chi assume giovani e crediti d’imposta per il sostegno ai dipendenti a basso reddito.

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Il nuovo ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, sembra poi intenzionato a rimettere mano anche alla Riforma delle Pensioni, per garantire una maggiore flessibilità che agevoli l’uscita dal lavoro degli anziani, a favore dei giovani.