In controtendenza con la crescente valorizzazione del software FOSS, soprattutto in ambito lavorativo, l’IIPA (International Intellectual Property Alliance) vorrebbe penalizzare la filosofia Open Source, colpevole di indebolire l’industria del Software, non rispettosa della proprietà intellettuale.
Secondo quanto rivelato da alcune ricerche compiute dal professor Andres Guadamuz (Università di Edimburgo), infatti, la potente lobby vorrebbe far dichiarare l’Open Source pirateria.
L’utilizzo di soluzioni aperte indebolirebbe l’industria del Software e potrebbe incoraggiare il software FOSS equivarrebbe a non valorizzare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. Questa la tesi sostenuta.
In base a questo ragionamento, e se davvero i governi dovessero darvi seguito,
usare software a codice aperto potrebbe così diventare indice di violazione del copyright!
Un assunto che lascia spazio a molte perplessità, in quanto il software libero ha permesso a sempre più realtà lavorative con poche risorse e ai privati di utilizzare soluzioni a basso costo, senza necessariamente ricorrere alla pirateria.
L’IIPA avrebbe quindi chiesto all’US Trade Representative di includere paesi come Indonesia, Brasile e India nella “Special 301 watchlist“, poiché spingerebbero all’utilizzo di software open source, lista di paesi che farebbero poco o nulla per impedire le infrazioni del diritto d’autore.