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Commenti sul Blog: prima condanna

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 14 Maggio 2013
Aggiornato 4 Luglio 2013 09:02

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Arriva la prima condanna in Italia per istigazione a delinquere a carico del gestore di una pagina Facebook: ecco le responsabilità di legge dei gestori dei blog aziendali.

Arriva la prima condanna in Italia per “istigazione a delinquere e apologia di reato” causata da commenti postati su un blog e a carico del gestore della pagina.

La sentenza risale ad un paio di mesi fa: ad essere condannato, il responsabile della pagina Facebook Cartellopoli (volta a combattere il degrado urbano di Roma), per non aver moderato commenti di utenti che invitavano a compiere reati.

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Massima attenzione deve quindi essere prestata ai commenti pubblicati sulla pagina Facebook di cui si è responsabili o gestori.

Le conseguenze non sono infatti indifferente: il Tribunale di Roma ha condannato a ben nove mesi di reclusione il responsabile del sito che si proclama come il “Comitato online contro lo stupro, la svendita e la consegna della città di Roma alla lobby cartellonara”.

Sotto accusa i commenti che invitavano ad agire contro i cartelloni abusivi e ad organizzare iniziative di protesta, ma anche altri contenuti dello stesso tipo presi da altri siti web e linkati nella pagina Facebook, nonostante siano stati postati da terzi, ovviamente anonimi.

Inviti che si sarebbero presumibilmente tramutati in azioni vandaliche di cui il responsabile della pagina è stato ritenuto “istigatore”: «pacifica essendo la responsabilità esclusiva in capo all’imputato per la gestione del blog (…) e dunque anche per il contenuto dei messaggi in esso pubblicati, è indifferente che si tratti di contenuti riferibili direttamente al T. (il gestore della pagina n.d.r.) o ricevuti da altri utenti, essendo stato comunque il primo a curarne l’inserimento e la conseguente divulgazione al pubblico», spiegano i giudici di Roma.

«L’affermazione del T. di non controllare il contenuto dei messaggi ricevuti prima di pubblicarli è priva di rilievo ai fini che qui interessano, sia perché formulata in termini assolutamente generici, sia perché la qualità dei contenuti di analogo tenore pubblicati sul blog nel corso del tempo è tale da rendere inverosimile che l’imputato potesse averne ignorato o male interpretato il contenuto», continua la sentenza.

Una sentenza storica in Italia, che apre la strada a possibili condanne per tutti i gestori di pagine fan, sempre più diffuse anche tra le aziende (leggi di più sul social media marketing), che devono assumersi la responsabilità di tutto ciò che viene pubblicato sul blog o sulla pagina Facebook.