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Sospensione IMU a costo zero, emendamento al Dl Debiti PA

di Barbara Weisz

8 Maggio 2013 16:24

Si profila una nuova ipotesi per fermare il pagamento della rata IMU di giugno sulla prima casa: non un decreto, ma un emendamento alla conversione in legge del Dl sui debiti PA.

La sospensione IMU prima casa per la rata di giugno potrebbe arrivare come emendamento alla legge di conversione del decreto sui debiti della PA.

Sarebbe un modo per mantenere gli impegni senza impattare sui conti pubblici, permettendo all’Italia di uscire dalla procedura per deficit eccessivo e senza entrare nel merito del dibattito sulla Riforma IMU (leggi qui).

Le diverse ipotesi (eliminazione, rimodulazione a vantaggio dei redditi bassi, o di chi ha un solo immobile), saranno al centro di una successiva legge di modifica all’imposizione fiscale sulla casa.

=> IMU prima casa, verso lo stop alla rata di giugno

La scelta dell’emendamento in qualche modo scavalca il dibattito interno alla maggioranza, e non pone nessun problema di copertura: si prevede solo di rinviare la rata di giugno, operazione a saldi invariati.

La liquidità dei Comuni che a giugno non incasseranno la rata sarà garantita da apposita anticipazione di Tesoreria (prestito pubblico).

Rispetto ai 10 giorni previsti dalla ipotesi decreto legge, per l’emendamento c’è tempo fino a inizio giugno (60 giorni dal 9 aprile, giorno di entrata in vigore del Dl). Il cammino parlamentare del provvedimento è già iniziato: il decreto è in commissione alla Camera.

Altre misure a impatto zero

Lo stop della rata IMU di giugno sulla prima casa non è l’unica priorità del Governo: innanzitutto, c’è da rifinanziare la cassa integrazione in deroga per il 2013, operazione da circa 1,5 miliardi di euro. Anche qui, la soluzione sembra vicina e senza impatto immediato sui conti: si sposterebbero risorse già in bilancio per il Fondo Sociale.

L’intervento sull’IVA è quello più in forse: l’aumento al 22% scatta il primo luglio, per bloccarlo bisognerebbe intervenire prima, ma qui servono altri due miliardi.

Infine, c’è la pressante richiesta del mondo delle imprese di ridurre il costo del lavoro: anche qui, ci sono impegni programmatici del nuovo governo, ad esempio per l’assunzione di giovani, ma in tempi non brevissimi.