Continuano a far discutere i vincoli stabiliti nell’accordo Basilea2, troppo restrittivi e di conseguenza penalizzanti per il sistema delle piccole e medie imprese, che vedono inasprirsi le condizioni di accesso la credito. A ribadirlo ancora una volta sono le associazioni del Patto Capranica (Confcommercio, Confartigianato, CNA, Confesercenti e Casartigiani) in occasione dell’audizione presso la sesta Commissione Finanze della Camera.
A fare da portavoce sull’analisi e per le proposte elaborate rispetto a Basilea2 dalle 5 organizzazioni è stato il presidente della CNA, Ivan Malavasi.
Il primo punto è che Basilea2 è nato per un sistema di imprese strutturate e medio-grandi, ovvero le aziende-tipo dei sistemi economici di matrice anglosassone. Diverso invece il sistema imprenditoriale in Italia dove, come ribadito più volte, sono le Pmi a rappresentare la spina dorsale dell’economia.
In Italia le imprese individuali sono oltre 2 milioni e 800mila, ovvero 64,7% del totale, mentre il 18,8% (822mila imprese) è costituito da società di persone.
Malavasi ha inoltre ricordato che al 31 ottobre 2009 i finanziamenti alle imprese fino a 19 addetti, secondo la Banca d’Italia, erano solo il 18% del totale (164 miliardi di euro su un totale di 888 miliardi).
Per ridurre l’impatto di Basilea 2 su Artigianato, Servizi e Piccole e medie imprese si chiede quindi di modificare e rendere più flessibili i requisiti patrimoniali delle banche, impedendo che il credito venga ridotto proprio in momenti di crisi in cui ce n’è più bisogno.
Le proposte avanzate prevedono inoltre una adeguata valorizzazione delle contr-ogaranzie, anche per quelle prestate da soggetti di natura non pubblica, l’introduzione di trattamenti fiscali che favoriscano l’apporto di capitale nell’impresa da parte degli imprenditori, sostegno al Mezzogiorno, l’agevolazione della valutazione del merito creditizio delle imprese minori.