Sta alimentando la confusione tra le PMI quotate in Borsa in Italia il recente via libera SEC (Autorità di controllo della Borsa USA, omologa della Consob in Italia) sul valore legale delle comunicazioni aziendali su social network (es.: profili Facebook e Twitter).
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La nuova disciplina concede sì valore legale alle comunicazione sui social media, ma impartisce multe salate alle organizzazioni quotate che postano informative sui social network non accurate quanto quelle dei siti ufficiali.
Questo, per evitare il rischio di insider trading, ovvero lo sfruttamento di informazioni riservate e non di pubblico dominio per posizionarsi su un piano privilegiato rispetto ad altri investitori nel medesimo mercato.
Si tratta di norme valide solo negli Stati Uniti che però stanno facendo discutere anche in Italia, dove è la Consob a gestire le comunicazioni delle società quotate in Borsa, secondo criteri ben diversi.
I comunicati vengono inviati all’Autorità che lo autorizza o chiede eventuali modifiche o chiarimenti, stabilendo anche quando è possibile rendere pubblica l’informazione tramite invio di comunicati stampa e pubblicazione sul proprio sito internet.
Difficilmente i dati sensibili aziendali, come trimestrali o similari, vengono pubblicati sui profili aziendali presenti sui social network, oggi usati in Italia soprattutto per scopi commerciali o di advertising.
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Negli Usa invece, da ora in poi scatta il via libera all’uso dei social network per diffondere informazioni societarie: “Le aziende possono usare social media come Facebook e Twitter per annunciare informazioni importanti in linea con la Regulation Fair Disclousure, ha spiegato la SEC, purché tutti gli investitori siano messi al corrente del tipo di piattaforma prescelta.