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Riforma Lavoro bocciata: report Confartigianato e OCSE

di Barbara Weisz

Pubblicato 27 Marzo 2013
Aggiornato 9 Dicembre 2021 09:36

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Per il 65% delle PMI artigiane la Riforma del Lavoro ha effetti negativi su occupazione e crescita: analisi Confartigianato, su assunzioni e contratti e report Ocse sul costo del lavoro.

La Riforma del Lavoro del ministro Elsa Fornero non rilancia l’occupazione, non aiuta le imprese ad uscire dalla crisi, non risolve nodi strutturali come l’alto costo del lavoro italiano: sono le opinioni espresse dalle PMI artigiane consultate nell’ambito di un’indagine ISPO-Confartigianato

E alla bocciatura si affiancano i dati Confartigianato: disoccupati in aumento di 268mila unità (+1,1%) ed occupazione a -1,3%, il dato peggiore degli ultimi nove anni.

=> Confronta con l’indagine su Riforma del Lavoro e Precarietà

Assunzioni nelle PMI

Negli ultimi otto mesi, solo il 6% delle imprese artigiane (86.824) ha assunto personale, altrettante hanno dovuto rinunciare. Il problema numero uno resta la congiuntura economica: tra gli ostacoli più rilevanti alle assunzioni, spicca la crisi (46%), seguita dai costi fiscali troppo alti (30%), eccessivi soprattutto per gli imprenditori fra i 35 e i 44 anni nel settore dei servizi alle persone. Sotto il 10% le altre opzioni: non c’è bisogno di nuovo personale, norme e procedure burocratiche troppo complicate, mancanza di lavoro, scarsa flessibilità.

Detto questo, i commenti sulla riforma sono negativi: il 65% delle PMI ritiene che abbia avuto effetti negativi su occupazione e crescita economica, giudizio condiviso soprattutto nel Sud e nel settore dei Servizi alle imprese. Solo il 4% delle aziende commenta positivamente gli effetti della riforma sull’occupazione, mentre il 26% ritiene che l’impatto sia stato relativamente neutro.

=>Scopri il grado di conoscenza della Riforma tra le PMI

I nuovi contratti

Quanto all’analisi dei contratti, i più utilizzati sono quelli a tempo determinato, 37%, seguiti dall’apprendistato, 23%, e dal tempo indeterminato, 21%. Molto pochi i contratti a progetto, 5%. I vincoli e i costi della riforma Fornero pesano sull’intenzione a confermare i contratti a termine, il 59% degli imprenditori è indeciso sul rinnovo o ha già deciso di non effettuarlo. Stesso discorso per gli apprendisti: il 55% non ha ancora deciso se assumere definitivamente gli apprendisti.

=> Ecco i nuovi contratti dopo la riforma del Lavoro

C’è la percezione di un aumento del lavoro irregolare, avvertito da un terzo negli intervistati, concentrati soprattutto fra le imprese con più di cinque dipendenti, nelle grandi città, nel Centro Italia e nei settori manifatturiero e dei servizi alle imprese.

Mercato del lavoro

Dal sondaggio sul sentiment delle imprese passiamo al report sull’andamento del mercato del lavoro nel primo semestre post riforma: aumenta la disoccupazione a un ritmo doppio rispetto al resto d’Europa e cala il numero di persone che hanno un posto di lavoro.

Andamento contratti: rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, sono diminuite le assunzioni a tempo intermittente, -37,4%, e i contratti parasubordinati, -15,3%. In calo anche i nuovi contratti da dipendente, -4,4%, e gli apprendisti, -6,5%. I lavoratori in proprio senza dipendenti sono diminuiti del 3,2%, i collaboratori del 4,8%.

Non c’è stato passaggio da occupazione a tempo parziale a tempo pieno: al contrario, il tempo pieno cala del 2,2%, il part time invece aumenta del 9,7%.

Costo del lavoro

Qui i dati riguardano l’ultimo decennio, dal 2002 al 2012: il costo del lavoro per unità di prodotto è aumentato del 24,8%, ovvero 7,8 punti in più rispetto al +17% dell’Eurozona.

A ulteriore conferma, arrivano i dati Ocse: in Italia nel 2012 il cuneo fiscale sul costo del lavoro di un dipendente single senza figli con retribuzione media è pari al 47,6%, un livello superiore di 12,3 punti rispetto alla media dei paesi industrializzati, pari al 35,3%. Questo colloca la Penisola al sesto posto nella tradizionale classifica “Taxing Wages” dell’Ocse, dietro a Belgio (56%), Francia (50,2%), Germania (49,7%), Ungheria (49,1%) e Austria (48,9%).

Nel caso, invece, di una famiglia con un reddito e due figli, il cuneo è al 38,3%, il quarto più alto fra i paesi Ocse, dopo Francia (43,1%), Grecia (43%) e Belgio (41,4%). La media Ocse per questa tipologia familiare è del 26,1%.

=> Consulta il Report Eurostat: Le tasse sul lavoro

Commenta Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato: «la riforma Fornero ha frenato la propensione ad assumere e a utilizzare contratti flessibili, ha aumentato il costo dell’apprendistato e dei contratti a tempo determinato, senza peraltro alcuna riduzione del costo del lavoro dei cosiddetti contratti standard. Ed ha ulteriormente complicato la normativa sul lavoro». Insomma, conclude Merletti «tutto il contrario rispetto a ciò che serve, soprattutto in tempi di crisi, vale a dire la diminuzione del costo del lavoro, a cominciare proprio dall’apprendistato e dai contratti a termine, la drastica riduzione e semplificazione delle leggi sul lavoro, affidando alla contrattazione collettiva il compito di disciplinare il dettaglio dei rapporti di lavoro».