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Offerte di Lavoro IT: 400mila posti nella UE

di Barbara Weisz

Pubblicato 18 Marzo 2013
Aggiornato 19 Marzo 2013 09:11

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Le aziende offrono lavoro nel settore Information Technology: 400mila le posizioni richieste in Europa, destinate a raddoppiare nel 2015, mentre l'offerta di laureati competenti è inferiore alla domanda.

C’è un settore in controtendenza rispetto al trend negativo di un mercato del lavoro caratterizzato dalla crisi: l’Information Technology: in Europa ci sono 400mila posti vacanti nell’IT, destinati a raddoppiare nel 2015.

L’IT è in espansione e continua a creare lavoro, ma il numero dei laureati nelle discipline informatiche resta stabile (leggi di più): pertanto, si amplia la forbice fra domanda e offerta.

I dati sono contenuti nel rapporto “Crescita, competitività e lavoro” presentato da José Manuel Barroso, presidente della commissione UE.

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L’occupazione è uno dei cinque obiettivi prioritari per la crescita UE indicati dal rapporto, insieme a consolidamento fiscale, credito alle aziende, competitività e modernizzazione della PA.

Se questi sono i target, la situazione al momento è ancora lontana dagli obiettivi: la disoccupazione in Europa è mediamente al 10,7%, e addirittura raddoppia (al 23,4%) fra i giovani sotto i 25 anni. L‘Italia è fra i paesi che presentano i numeri peggiori: disoccupazione all’11,2% (2,8 milioni di senza lavoro), che fra i giovani sale al 33,6%.

Ebbene, in questo scenario il numero dei posti IT è in costante aumento dal 2011 e la curva resta in salita per i prossimo due anni. Per contro, il numero dei laureati nel settore è costante, intorno ai 100mila ogni anno.

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Il rapporto evidenzia due problemi: un gap formativo e scarsi investimenti in ricerca e sviluppo. La percentuale di giovani con titoli di studio di alto livello è sotto i target di Europa 2020 (il 40%) in una buona metà dei paesi dell’Europa a 27, con l’Italia fanalino di coda, al 21%.

Quanto agli investimenti in ricerca e sviluppo, sono sopra gli obiettivi (il 3% del pil) solo in Finlandia e Svezia, sono di poco sotto (e raggiungeranno gli obiettivi entro il 2020), Danimarca e Germania, mentre anche qui l’Italia è fra i paesi meno virtuosi, insieme a Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro.

Numeri molto negativi, per la Penisola, anche in materia di costo del lavoro per unità di prodotto, in crescita costante dal 2000.


Per approfondire, scarica il Report UE “Crescita, competitività e lavoro, priorità per il semestre europeo 2013“.