Il sistema delle imprese italiane ha retto, seppure a fatica, il duro colpo inferto dalla crisi, con un bilancio tra natalità e mortalità del +0,28%nel 2009. Considerando però il mondo delle Pmi e delle piccole aziende – soprattutto di tipo individuale – il saldo è negativo. Ne mancano infatti all’appello 30 mila, più della metà delle quali artigiane.
A diffondere i dati Movimprese 2009 – la trimestrale condotta da InfoCamere – è stata Unioncamere.
Il tasso di crescita delle imprese (il più modesto dal 2003) è considerato un buon risultato vista l’attuale congiuntura economica. In particolare sono state 385.512 le imprese nate nel 2009, mentre sono state 368.127 quelle cessate nello stesso periodo, per un saldo totale di +17.385 imprese nell’ultimo anno.
Bene anche le società di capitali, le quali chiudono l’anno con una crescita complessiva di +45mila unità.
Dal punto di vista territoriale il 54,5% dell’attivo totale proviene dal Centro-Italia, con +9.481 imprese, l’83,7% delle quali localizzate nel Lazio. A seguire il Nord-Ovest, con +7.963 imprese ed il 45% dell’attivo.
I risultati peggiori sono stati registrati nelle regioni del Friuli Venezia-Giulia, dell’Emilia Romagna e della Puglia. Sui dati negativi del Nord-Est e del Mezzogiorno ha avuto un notevole peso la presenza di imprese agricole, la cui progressiva diminuzione si registra ormai da diversi anni.
Il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, ha commentato i risultati di Movimprese 2009 sottolineando che l’emergenza crisi non è ancora finita e occorre consolidare in fretta il miglioramento del quadro che si sta rilevando da qualche mese, ripristinando in primo luogo un regime di normalità nel rapporto banca-impresa e rendendo più agevoli e vantaggiosi per le imprese i processi di aggregazione e innovazione.