Nella classifica 2010 sulla libertà economica elaborata da Heritage Foundation e Wall Street Journal, l’Italia si piazza in 74esima posizione, pur recuperando due posizioni rispetto al 2009. A pesare sul risultato sono soprattutto: carico fiscale, corruzione e gestione inefficiente delle finanze pubbliche.
L’indice della libertà economica si basa su dieci parametri, calcolati annualmente in più di 179 Paesi.
L’Italia si deve accontentare di una percentuale pari al 62,7%, nonostante abbia guadagnato 1,3 punti rispetto alla classifica 2009. Il miglioramento è da attribuire soprattutto ai modesti, ma significativi, progressi nella libertà di scambio e di investimento.
Il nostro paese continua però a soffrire sempre degli stessi mali: una scarsa libertà fiscale (55,2%, in discesa), una diffusa corruzione (48%, in discesa), una gestione inefficiente delle finanze pubbliche (31,2%, in salita) e una tutela insufficiente dei diritti di proprietà (55%, in salita).
Le prime quattro posizioni della classifica vedono quattro paesi dell’Asia e del Pacifico: Hong Kong, Singapore, Australia e Nuova Zelanda. Gli Stati Uniti si posizionano all’ottavo posto registrando una delle più intense contrazioni della libertà economica (-2,7 punti rispetto al 2009).
Sul versante europeo, l’Irlanda si posiziona al quinto posto con una percentuale dell’81,3%, seguita dalla Danimarca in nona posizione (77,9%) e dal Regno Unito in 11esima posizione (76,5%).