Ecco un’analisi comparata degli effetti economici dei programmi elettorali di Pd, Pdl, Scelta Civica e Fare per Fermare il Declino sulla base di programmi e promesse pre-voto.
- Pdl e Fare per Fermare il declino – focalizzati su imprese e competitività, prevedono benefici in termini di crescita e occupazione ma pesano sui conti pubblici.
- Pd e Scelta Civica – concentrati su budget fiscali prudenti e riduzione delle tasse, sono considerati più stabili.
Il report è dell’istituto Oxford Economics e valuta i programmi sulla base di una questionario spedito ai partiti impegnati in campagna elettorale. Hanno risposto solo le quattro forze politiche citate.
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Impatto sul PIL: in tutti i casi di stima scende nel 2013, mentre nel 2014 torna la crescita, che poi prosegue fino al 2018. Il risultato migliore sarebbe teoricamente quello del Pdl, che rispetto a uno scenario base delineato dalle stime di Oxford Institute guadagnerebbe 1,8 punti al 2018, seguito da Giannino, 1,1%, Scelta Civica, 0,8%, e Pd, 0,4%.
Disoccupazione: nel 2013 sono tutti fra il 12,4 e il 12,6%, ma poi le politiche più efficaci per farla scendere sulla carta sarebbero quelle del Pdl, che porta il tasso al 2018 al 9,2% e di Giannino, al 9,9% (le due formazioni con il programma più concentrato sulle imprese). Viceversa il risultato peggiore è quello del Pd, con un tasso al 10,6% (malgrado un programma centrato molto sul lavoro), seguito da Monti, al 10,4%.
Consumi: qui vincerebbe Fare per Fermare il Declino, il cui programma prevedrebbe al 2018 una crescita dei consumi del 2,3%, seguito da Monti e Bersani, entrambi all’1,5%. Rispetto alla scenario base Monti ottierrebbe risultati migliori di Bersani (paragone a parità di inflazione, quindi più preciso). Ultimo Berlusconi, allo 0,6%.
Inflazione: tutti i programmi la farebbero scendere ma Giannino la abbatterebbe addirittura di 3,6 punti rispetto allo scanario base. Segue il Pdl, -2,5%, il Pd, -1,9%, ultimo Monti, -0,9%. Come si vede, in tutti e quattro i casi il livello dei prezzi sarebbe più basso rispetto allo scenario base delineato dagli economisti del centro studi.
Conti pubblici: il miglior impatto in materia è quello di Monti, che al 2018 porta il deficit allo 0,8% del PIL, seguito dal Pd, 1,1%. Numeri relativamente simili per Giannino, 1,5%, distanziato il Pdl, al 3%.
Debito pubblico: al 2018 vince il Pdl, che porta il debito a 104,1% del PIL, seguito da Monti e Giannino, entrambi intorno al 112%, mentre fanalino di coda è il Pd, 117,4% del pil. Da sottolineare che la curva vede il Pdl abbassare il debito nei prossimi 2-3 anni, per effetto delle dismissioni, per riprendere a salire dal 2018; in tutti gli altri casi c’è invece un ribasso costante. In sostanza, significa che l’effetto strutturale sul debito è più negativo nella simulazione relativa al Pdl che nelle altre.