Garante PMI: chiuse 365mila imprese, meno burocrazia e più Europa

di Barbara Weisz

20 Febbraio 2013 17:06

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Relazione del Garante delle Micro imprese e PMI: proposte normative e fiscali per la crescita, impatto della crisi, punti deboli del quadro regolatorio, eccellenze italiane, indicatori di valutazione.

Il 2012 è stato un anno difficile per le PMI, soprattutto per le micro imprese schiacciate da burocrazia e mancato credito, ma nel panorama di crisi emergono punti di eccellenza: internazionalizzazione, Made in Italy, distretti e contratti di rete. Sono i temi principali della Relazione del Garante per le PMI, Giuseppe Tripoli, nominato il 16 marzo 2012 dopo l’istituzione di questa nuova figura con la legge 180/2011 (leggi tutto).

La relazione annuale offre una valutazione puntuale di tutte le misure intraprese nel 2012 sulla base degli standard europei dello Small Business Act e avanza proposte precise: tempi più rapidi per aprire un’azienda, nuova fiscalità per le PMI, soluzione al problema SISTRI e ruolo centrale dell’Europa. Vediamo tutto.

=> Confronta con il piano per la crescita delle PMI di Rete Imprese Italia

Proposte per PMI in ottica UE

Obiettivo prioritario, politiche europee più orientate alla crescita: l’Italia deve prestare attenzione al dibattito sulla possibile revisione della definizione UE di PMI, al negoziato sulla riforma degli aiuti di stato, al dibattito sull’eventuale esenzione delle micro-imprese dall’applicazione di talune discipline comunitarie, al processo di semplificazione della normativa europea, alla definizione e al budget, per il periodo 2014 – 2020, dei programmi Horizon2020 a sostegno della ricerca ed innovazione e CoSME per la crescita competitiva del sistema europeo di piccola impresa.

=> Approfondisci il programma CoSME

Nell’ambito della Strategia Europa 2020, bisogna puntare a:

  • un organismo incaricato di coordinare le questioni relative alle PMI ai diversi livelli amministrativi (“rappresentante PMI”),
  • valutazione sistematica dell’impatto della legislazione sulle PMI applicando un “Test PMI” tenendo conto delle diverse dimensioni delle imprese,
  • misure per ridurre i tempi di costituzione di un’impresa a tre giorni lavorativi e il relativo costo a 100 euro,
  • misure per ridurre a tre mesi il tempo necessario per ottenere licenze e permessi per avviare ed esercitare l’attività specifica di un’impresa.

=> Leggi le linee guida di Imprenditoria 2020

Proposte per PMI in Italia

In Italia un vero e proprio must è la semplificazione normativa. Alcune cose sono state fatte (DURC, trasmissione telematica di alcune certificazioni, permessi di costruire e stop al silenzio rifiuto in presenza di vincoli ambientali, gestione dei rifiuti, Autorizzazione Unica Ambientale) ma servono ulteriori misure, ad esempio una riduzione dei costi del Sistri, che partirà dal 30 giugno 2013 (leggi qui).

Fra le altre misure suggerite:

  • meno tasse per le micro imprese e le PMI, partendo da IRAP e cuneo fiscale,
  • potenziare l’ACE (aiuto alla crescita economica inrodotto dal Salva Italia, che incentiva la patrimonializzazione),
  • rafforzare il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI,
  • agevolazioni fiscali per favorire l’inserimento di manager nelle PMI,
  • risolvere il ritardo dei pagamenti della PA, anche aumentando i limiti di compensazione e consentendo alle imprese oltre i 50 dipendenti di trattenere il TFR,
  • stimolo a internazionalizzazione e commercio elettronico,
  • adempimenti più semplici e più digitale per il Registro delle Imprese,
  • detraibilità per le imprese delle spese sostenute per l’adeguamento a normative che introducono nuovi oneri burocratici,
  • fiscalità di vantaggio per le aggregazioni di imprese (reti o consorzi) con consumi di energia superiori a 1.200.000 Kwh/mese e 1.200.00 Mc gas/anno.
  • reintrodurre l’obbligatorietà della mediazione per alcuni tipi di controversie, e comunque incentivarne l’uso anche con credito di imposta per i casi di successo.

La crisi e le PMI

E veniamo alla parte più analitica della relazione. Il 2012 è stato «un anno particolarmente duro» sottolinea Tripoli. La crisi «si è ripercossa sulla consistenza della base imprenditoriale: 365 mila imprese, specie micro e piccole, hanno chiuso, il numero più elevato da diversi anni, eccezion fatta per il 2009». In pratica, hanno chiuso mille aziende al giorno.

Problema numero uno: la caduta della domanda interna. Altro fattore critico determinante: la difficoltà di credito: -4% dei prestiti alle imprese nel 2012, il 40% delle aziende lamenta inasprimento delle condizioni di credito. Altri nodi, più strutturali che non legati alla congiuntura: costo dell’energia, oneri amministrativi, deficit infrastrutturale, bassa produttività.

Particolarmente in difficoltà il segmento della micro PMI. I settori più colpiti dalla mortalità di imprese: artigianato, edilizia, agricoltura. Per quanto riguarda le filiere del Made in Italy, grande sofferenza del Sistema Moda e del Sistema Casa.

=> Crisi, consumi e tasse, ecco l’allarme delle PMI e i conti

Eccellenze italiane

Innanzitutto, l’export: le imprese che esportano resistono meglio alla crisi (ma sono poche, il 4,2% di quelle attive). Per la prima volta dopo dieci anni, nel 2012 l’Italia si stima abbia chiuso l’anno con un surplus di circa 8 miliardi di euro della bilancia commerciale (compresa la bolletta energetica). Particolarmente bene i settori ad alta tecnologia e le imprese di dimensioni medie. Inoltre la crisi crea spazi per nuove sperimentazioni in alcuni settori come la chimica, la farmaceutica, l’impiantistica per la generazione di energie alternative.

Altro punto di forza, i distretti: hanno ottenuto performance migliori in gran parte dei settori di loro specializzazione.

Bene anche i contratti di rete: le imprese che li hanno sottoscritti presentano un miglior posizionamento strategico in termini di brevetti, investimenti esteri, certificazioni della qualità, e performance di crescita e reddituali lievemente migliori rispetto alla media dell’industria italiana.

Infine, sottolineata l’importanza dello Statuto delle Imprese, introdotto a fine 2011, con i suoi principi guida: diritto di operare in un contesto normativo certo, attenzione per imprenditorialità giovanile e femminile, reciprocità dei diritti e dei doveri nei rapporti fra imprese e pubblica amministrazione, promozione della cultura imprenditoriale nel sistema scolastico, sostegno all’aggregazione tra imprese, semplificazione nella trasmissione e successione di impresa.

Nicchie di successo nelle aggregazioni fra imprese:

  • nell’agroindustria (che nel complesso va male) spiccano i comparti del biologico, delle bioenergie, dell’agriturismo, del turismo enogastronomico, nei vini di qualità.
  • Nella meccanica, imprese italiane riconosciute all’estero per un’ottima immagine e reputazione del marchio, per l’innovatività e la qualità delle proprie macchine: l’Italia è il quarto paese al mondo, dopo Cina, Giappone e Germania, per la produzione di macchine utensili e tra i principali paesi al mondo fornitori di tecnologia tessile (dopo Germania e Giappone).
  • Nella Moda, che come visto soffre molto la crisi, l’Italia è leader per filati e tessuti lanieri e seconda per calzetteria e abbigliamento.
  • Nel Sistema Casa, eccellenze di alta qualità, design, edilizia sostenibile legata, ad esempio, alla costruzione di case in legno.
  • Nell’ICT ci sono settori emergenti (come quello dei contenuti digitali).

Indicatori di valutazione

C’è un’ampia e interessante parte della relazione dedicata alla valutazione di tutte le norme introdotte nel 2012 per le imprese alla luce dei 10 parametri dello SBA europeo (leggili qui).

I segnali migliori, nel periodo 2008-2012, arrivano da Mercato unico, Competenze e innovazione, Seconda possibilità. Male la Finanza, che però segnala una ripresa fra 2011 e 2012, insieme a Imprenditorialità e Ambiente.

Le migliori best practice regionali a favore della Micro e PMI: l’Italia è la nazione con il maggior numero di Regioni che ha implementato il principio relativo all’Ambiente. Fra le Regioni europee più dinamiche, come progetti implementati, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Liguria e Lombardia. Forte complementarietà fra le misure adottate a livello nazionale e regionale, con le Regioni che tendono a compensare la bassa performance nazionale soprattutto su imprenditorialità e finanza.

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