Sconcerto e allarme nel mondo Hi-Tech dopo la firma del Decreto di rideterminazione del compenso per “Copia privata” del Ministro Sandro Bondi: da ora in poi dovrà essere stabilita una quota anticipata per il diritto d’autore, da pagare all’acquisto di memorie di massa (cellulari, pc, dvd, cd, penne USB, smartphone, lettori mp3 e tutti i dispositivi che consentano la riproduzione di opere audiovisive protette dalla legge 633/41 sul diritto d’autore).
Una sorta di tassa, che di fatto porterà all’aumento del prezzo dei prodotti hi-tech, come stabilito in un apposito allegato tecnico.
L’equo compenso per copia privata, regolamentato nell’art. 71 septies della legge sul copyright viene dunque esteso a tutti i dispositivi tecnologici dotati di memoria, proprio in un momento di crisi che richiederebbe incentivi piuttosto che balzelli.
Quantificando, i prezzi aumenteranno proporzionalmente alla capacità di memoria: ad esempio 36 centesimi per una chiavetta Usb da 4 Giga, 50 centesimi per un Dvd riscrivibile, quasi 10 euro in più per i dischi rigidi da 15 Giga montati sui lettori Mp3 e 30 euro per un hard disk da 250 gigabyte.
Ad autori ed editori verrà preventivamente corrisposto l’ammontare dei diritti stabilito, anche qualora gli utenti utilizzino questi dispositivi per registrare opere originali.
È però necessario sottolineare che l’allegato tecnico al decreto prevede un sistema automatico di adeguamento degli aumenti coatti dei costi su base annuale, e nell’arco di un triennio anche mediante un tavolo di lavoro, al quale parteciperanno tutti i soggetti interessati. La SIAE potrà stabilire, per talune categorie di utilizzi o settori, delle esenzioni dai pagamenti.
Scontente le associazioni dei consumatori come Altroconsumo, che giudica il decreto un «favore alla Siae ingiusto soprattutto perché applicato sulle tasche dei consumatori in un momento di crisi».
Il presidente di Confidustria Anie l’ha definito «l’unico esempio di penalizzazione dell’innovazione» e ha descritto come profondamente iniqua la sua estensione a tecnologie come cellulari, pc, decoder e console di gioco che non hanno come funzionalità principale la duplicazione di contenuti digitali.
La Società Italiana degli Autori ed Editori risponde alle accuse sottolineando che l’equo compenso non è una tassa e descrivendo questa azione come «un capitolo di rilevante importanza per la tutela dei contenuti culturali in Italia».
Per la SIAE, «si è colmato un vuoto normativo che sacrificava il ruolo dei titolari dei diritti sulle opere dell’ingegno da più di 6 anni» e che permette all’Italia di allinearsi ai principi e alle regole che l’Unione Europea.