Dopo il Manifesto per la crescita di Confindustria, in attesa di quello delle PMI di Rete Imprese Italia, arriva il Piano Cgil per il Lavoro dal 2013 al2015, per aumentare qualità e quantità dell’occupazione, far crescere il PIL e rilanciare i consumi.
In questi anni drammatici, «il lavoro è come il pane», oltre che lo strumento per uscire dalla crisi, ha spiegato il segretario Susanna Camusso.
=> Confronta con il Piano Crescita di Confindustria
Vediamo le principali caratteristiche del “Piano del Lavoro – Creare lavoro per dare futuro e sviluppo al Paese”.
Piano del Lavoro Cgil
Nel breve periodo è prevista la creazione di posti di lavoro per giovani (l’Italia ha la minore spesa d’Europa per combattere la disoccupazione giovanile e la più alta fuga di giovani cervelli) e donne (il 30% delle madri interrompe il lavoro per ragioni familiari). Si tratta di assunzioni agevolate a tempo indeterminato, da realizzare attraverso la riunificazione e l’incremento dei fondi di fiscalizzazione, con una ipotesi di concorso straordinario per l’assunzione di giovani nella Pubblica Amministrazione.
Altre iniziative che si possono attuare subito riguardano la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale italiano in chiave di sviluppo economico (industria della cultura, turismo) visto che l’Italia è il paese con il più alto numero di siti Unesco al mondo.
Nel medio periodo sono invece previste riforme che devono riguardare: Istruzione (obbligo scolastico fino a 18 anni), PA e servizi pubblici locali, legalità (lotta all’evasione fiscale ed emersione del lavoro sommerso).
Il piano prevede infine una serie di regole sulla contrattazione e la rappresentanza sindacale, sulla base di quanto previsto dagli accordi 2011 (consulta gli accordi). A questo proposito ricordiamo che la Cgil non ha firmato il successivo accordo 2012 fra le parti sociali (leggi di più), nell’ambito del quale si sono definiti i parametri per la detassazione dei salari di produttività (ecco i punti del decreto), mentre è in corso un negoziato fra le parti sociali in materia di rappresentanza sindacale.
Le risorse
I 50-60 miliardi di investimenti previsti per ogni anno del triennio 2012-2015 vanno così distribuiti:
- 4-10 mld per i progetti prioritari.
- 15-20 mld per un programma straordinario di creazione diretta di lavoro.
- 5-10 miliardi di euro per ammortizzatori sociali, sostegno all’occupazione e nuove riforme del lavoro.
- 10-15 mld per un nuovo welfare.
- 15-20 miliardi per sgravi fiscali.
Come reperire i fondi?
- Riforma organica del sistema fiscale (recupero evasione, allargamento reddito imponibile, imposte progressive) con stima di recupero di 40 mld. Nel medio periodo: patrimoniale, estensione Tobin Tax e sostituzione dell’aumento IVA al 22% con aumento della tassa sulle rendite finanziarie ora al 20%.
- Taglio costi politica e sprechi pubblici (spending review) per 20 mld.
- Riordino incentivi alle imprese: vale 10 mld.
- Utilizzo di risorse delle fondazioni bancarie per il nuovo Welfare.
- Utilizzo programmato dei fondi europei.
- Scorporo degli investimenti dai parametri previsti dal patto di Stabilità e Crescita.
- Utilizzo dei fondi pensione per finanziare progetti di lungo periodo (garantendo il rendimento previdenziale).
- Consolidare la missione della Cassa Depositi e Prestiti, sul modello della francese Caisse des Dépots, di utilizzare le emissioni di lungo periodo per progetti di sviluppo infrastrutturali e investimenti della PA e delle imprese.
Obiettivi
I calcoli sono stati fatti da simulazione econometriche del Cer (Centro europea ricerche) e misurano l’impatto al 2015:
- PIL + 3,1%
- Occupazione +2,9%
- Investimenti +10,3%
- Reddito disponibile +3,4%
- Consumi famiglie +2,2%
- Esportazioni +1,8%
- Disoccupazione -7%
Per alcune voci importanti di queste stime sull’impatto (PIL e aumento occupazione), gli effetti maggiori si avrebbero già nel 2013 (PIL 2013 +2,2%, occupazione +1,9%).