Procedura d’infrazione UE per l’Italia: la Riforma del Lavoro di Monti e Fornero non ha applicato la legge europea del 1999 sulla rappresentanza sindacale dei lavoratori con contratto a tempo determinato, applicando loro una discriminazione.
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Il governo italiano ha due mesi per notificare alla Commissione le misure adottate per la trasposizione integrale della direttiva comunitaria, la quale prevede che anche i lavoratori a tempo determinato vengano presi in considerazione per il calcolo dei rappresentanti sindacali.
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Trascorso questo termine l’Italia rischio di doverne rispondere davanti alla Corte di Giustizia UE.
Per alcuni si tratta di un aspetto marginale della Riforma del Lavoro, sulla quale il parere dell’UE rimarrebbe nel complesso positivo.
Riforma che in Italia il premier uscente, ma ancora in carica, Mario Monti, continua a difendere e accusa i sindacati, Cgil in primis, per averla ostacolata ed essere stati la causa del suo fallimento.
Il professore lo ha dichiarato in occasione del Forum economico internazionale: la Cgil, «un sindacato che ha resistito decisamente al cambiamento e non ha firmato accordo che gli altri avevano firmato», ha ostacolato la Riforma del Lavoro ed è per questo che «non è andata avanti abbastanza».
Poi Monti ha presentato la propria ricetta per combattere la disoccupazione giovanile fatta – oltre che dei provvedimenti che erano già stati pensati con Riforma del Lavoro ma che sono stati ostacolati – di specifiche misure per giovani: «il Governo che sta uscendo ha già iniziato, anche con la riduzione di tasse per le società che assumono. Molto di più si potrà fare nella prospettiva di cinque anni e, ora, con una situazione finanziaria più forte».