La Riforma del Lavoro, così come formulata dal ministro del Welfare uscente Elsa Fornero, ha sollevato da subito perplessità e polemiche: le prime rilevazioni hanno evidenziato come ostacolasse l’avvio di nuovi contratti, ed anche gli ultimi dati sembrano confermare tale teoria.
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L’opinione diffusa tra le imprese è che la combinazione tra crisi economica e Riforma del Lavoro avrà anche nel 2013 un effetto negativo sull’occupazione. Lo ha confermato anche l’ultimo sondaggio Adecco, che ha visto coinvolte 120 imprese italiane e 2.300 candidati/lavoratori.
Oltretutto, mentre nell’area Ocse il tasso di occupazione nel terzo trimestre 2012 è rimasto stabile al 65% della popolazione attiva, in Italia ha registrato un 56,8%, il dato peggiore degli ultimi cinque anni.
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Più in particolare, secondo il 37% degli intervistati la Riforma del Lavoro non favorirà in alcun modo l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro, per il 48% sarà comunque poco efficacie. Solo da una minima parte (15%) la Riforma del Lavoro viene ritenuta abbastanza o molto utile.
Metà delle imprese vede però nella Riforma del Lavoro un aspetto positivo: impedire lo sfruttamento e l’utilizzo improprio dei contratti flessibili.
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Solo una impresa su quattro pensa che le misure contenute nella Riforma del Lavoro possano davvero rafforzare la tutele dei lavoratori o rappresentare uno stimolo alla formazione.
Numerose (80%) le imprese che intendono regolarizzare parte dei contratti stipulati con i propri collaboratori: il 61% dei casi riguarda contratti a termine non rinnovabili, il 21% contratti a progetto e il 17% partite IVA.
Nel 45% dei casi si tratterà di assunzioni a tempo indeterminato, nel 14% di contratti di somministrazione e Apprendistato.
In generale però sia imprese che lavoratori si dimostrano poco informati sulla Riforma del Lavoro: tra il 70% che afferma di non conoscerla a fondo, il 50% la conosce poco ed il 20% non la conosce affatto.