Redditometro e dilemma risparmio: come dimostrare che le spese eccedenti il consentito sono state sostenute con i propri risparmi e investimenti passati, senza che pesino sulla determinazione del reddito?
La domanda non è semplice, la risposta nemmeno. Non a caso, su questo punto si attendono chiarimenti dall’Agenzia delle Entrate.
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Anni di riferimento
Il Redditometro 2013 (articolo 3) include tra gli elementi di determinare sintetica del reddito «la quota di risparmio riscontrata, formatasi nell’anno» (leggi il testo del decreto): in pratica, se la quota di risparmi accumulata nel corso dell’anno è troppo alta rispetto al reddito dichiarato, può scattare il controllo (sempre con tutte le garanzie previste per il contribuente, che deve essere convocato prima dell’accertamento per fornire spiegazioni).
La speranza è che invece si possa ritornare al meccanismo del vecchio Redditometro, che per i beni immobili e mobili (incrementi patrimoniali) considerava il reddito conseguito nell’anno di spesa effettuata ma anche quello nei cinque anni precedenti. In questo modo si riduceva di un quinto il rischio di sforare la capacità di spesa presunta.
Incoerenze accertate
A suffragare questa ipotesi sono gli ultimi orientamenti, che invitano alla massima prudenza. In attesa dei chiarimenti dal Fisco, infatti, è bene riflettere su questo comune denominatore delle ultime novità in tema:
1. Le Entrate mirano a stanare i finti poveri concentrandosi sulle situazioni più incoerenti, ossia reddito molto basso e tenore di vita costantemente molto alto (leggi come funzionerà la franchigia).
2. Per il 2013 il Fisco prevede 35mila controlli in linea con gli anni precedenti, quindi non bisogna attendersi una sorta di accertamento di massa (scopri come saranno effettuati i controlli)
3. Per beni e servizi, il Fisco tenderà a basarsi su spese certe e non su dati presunti da calcoli statistici o coefficienti, come avviene per gli studi di settore (ecco l’allarme dei commercialisti)
Rendite e investimenti
Discorso a parte per gli investimenti, tendenzialmente sempre noti (a meno che non si trovino alle Cayman, ma questo è un altro discorso) e già tassati alla fonte. Il problema vero è che da una parte il Fisco chieda con quali entrate sono stati effettuati e dall’altra siano usati dal contribuente per giustificare spese incoerenti, magari facendo riferimenti a interessi su risparmi accumulati o investimenti effettuati.
Il Fisco ha oggi molti mezzi per conoscere la situazione patrimoniale e finanziaria del contribuente: dal 2013 scattano le nuove comunicazioni da parte di banche e intermediari sui conti correnti e transazioni finanziarie. Parliamo di saldo del conto, spese con carta di credito, importi di operazioni o investimenti come apporti alle gestioni patrimoniali, polizze e fondi (leggi come funziona il nuovo controllo sui dati bancari).
Una precisazione. I dati su conti correnti e operazioni saranno trasmessi ogni anno entro marzo mentre solo per questo 2013 ci sono scadenze diverse: entro aprile i dati sui rapporti finanziari 2011, entro luglio quelli del 2012. Significa che non c’è incrocio con gli accertamenti da Redditometro previsti, che riguarderanno i redditi del 2009.
Ma dai prossimi anni il problema inizierà a porsi. L’indirizzo di fondo che sembra emergere è quello di utilizzare il Redditometro come strumento di “compliance“, che sensibilizzi il contribuente sui temi fiscali e aiuti il dialogo con le Entrate nei casi non chiari (il contraddittorio che precede l’accertamento non è un controllo fiscale).