Redditometro: franchigia di 12mila euro l’anno

di Barbara Weisz

Pubblicato 17 Gennaio 2013
Aggiornato 23 Aprile 2013 09:15

L'Agenzia delle Entrate prepara la circolare sul Redditometro: meno peso ai dati statistici e franchigia da mille euro al mese in un anno, dopo il monito della Corte dei Conti sul rischio di utilizzo disinvolto dello strumento.

Sul Redditometro la nuova parola d’ordine è: prudenza. Il Fisco pensa di introdurre una franchigia da 12mila euro l’anno di scostamento fra presunta capacità di spesa e reddito dichiarato, così da non non far scattare nessun controllo. E’ in arrivo una circolare  dellAgenzia delle Entrate sul tema.

Questo, alla luce dei dubbi dei commercialisti e del monito della Corte dei Conti, che invita il Fisco ad evitare «un uso disinvolto di informazioni non verificate» nei controlli da marzo:

=>Scopri i 35mila controlli da Redditometro in arrivo

Il tutto, in una cornice che vede i principali leader politici (Pierluigi Bersani,  Silvio Berlusconi, Mario Monti) impegnati in campagna elettorale e critici nei confronti del nuovo strumento di accertamento sintetico.

Franchigia

Nell’attesa circolare si spiegherà come applicare operativamente il Redditometro: del provvedimento si è parlato a Palazzo Chigi in un incontro fra Mario Monti e il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera.

Il vicedirettore dell’Agenzia, Marco di Capua, fornisce una serie di rassicurazioni: il Redditometro serve a intercettare «forme di evasione spudorata e finti poveri». E anticipa l’ipotesi di franchigia: uno scostamento di mille euro al mese non verrà considerato rilevante. Una “zona franca” che si aggiunge a quel 20% di tolleranza già previsto.

Metodo di calcolo

L’altro aggiustamento di rotta riguarda il peso degli elementi statistici nella determinazione sintetica del reddito: il Fisco intende privilegiare le spese effettivamente sostenute.

=> Ecco i dubbi sul metodo di calcolo del Redditometro

Onere della prova

Si tratta di un punto delicato, anche perché è fra le pieghe dell’interpretazione dei poteri di accertamento sintetico del Fisco che si inserisce la questione dell’onere della prova. Il Fisco deve dimostrare che esistono spese incongruenti con il reddito, o può semplicemente presumerlo in base ai criteri di calcolo del Redditometro? E ancora: è il contribuente a doversi difendere dimostrando la copertura fiscalmente regolare delle proprie entrate?

Esiste una recente sentenza della Cassazione (la 23554 del dicembre 2012), che va incontro al contribuente: i dati statistici, o comunque non relativi a spese concrete, possono portare al massimo a una “presunzione semplice” di reddito, non a una “presunzione legale”.

=> Ecco la sentenza della Cassazione su Redditometro e onere della prova

Ma una stringente interpretazione delle norme sul Redditometro (leggi il decreto attuativo) potrebbe in realtà portare a ribaltare il concetto: se il Fisco può basarsi su dati statistici, il contribuente si trova a dover dimostrare di non aver fatto qualcosa, c’è insomma un ribaltamento dell’onere della prova.

L’orientamento indicato nella Circolare dovrebbe essere questo: per far partire un accertamento, il Fisco deve avere prove concrete di spesa effettivamente sostenuta incompatibile con il reddito dichiarato.

=> Vai allo speciale Redditometro 2013

La Corte dei Conti

Il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, mette in guardia sugli «inconvenienti che l’uso di informazioni non corrispondenti alla realtà economico-sociale può determinare in sede di applicazione di sofisticati strumenti di accertamento quali il nuovo redditometro».

Il Redditometro è uno strumento «di grande rilievo strategico» che innova «profondamente l’accertamento del reddito delle persone fisiche», ma non è uno strumento di cui fare un uso disinvolto. Il sistema informativo della fiscalità va utilizzato come leva per la tax compliance e per contribuire alla riduzione dell’evasione.