Stretta del Fisco sulle piccole e medie imprese che non sono in regola con i versamenti delle imposte: prima di partire con i controlli a tappeto, il punto al Tavolo tra Agenzia Entrate e Associazioni di categoria delle imprese, su uso (o abuso) del ravvedimento operoso.
Obiettivo, capire se si tratti di omissione dei pagamenti a scopo di evasione oppure di reale e oggettiva difficoltà economica a causa della crisi.
Ricordiamo che il ravvedimento operoso nasce come strumento di sostegno per chi si trova senza liquidità, permettendogli di pagare le tasse in ritardo attraverso l’applicazione di sanzioni e interessi, previa regolarizzazione spontanea degli errori e omissioni commessi in sede di calcolo dell’imposta.
Il dubbio che si sia abusato di tale strumento, tuttavia, è sorto all’Agenzia delle Entrate sulla base dei mancati incassi che avrebbero raggiunto livelli preoccupanti. Con queste premesse, si avvieranno ora i dovuti accertamenti.
Il rischio è infatti che si penalizzino quelle Pmi che realmente versano in difficoltà a causa della contrazione della domanda e delle commesse.
In merito il dirigente con delega al Fisco di Confcommercio, Antonio Vento, ha sottolineato come l’Amministrazione Finanziaria non possa chiudere gli occhi di fronte a questa delicata situazione delle Pmi italiane.
È comunque nell’interesse degli stessi imprenditori onesti portare avanti la battaglia contro i furbi, «ma in una fase delicata dell’economia come questa serve molta flessibilità».