Stando agli ultimi dati dell’Osservatorio B2C Netcomm-School of Management del Politecnico di Milano, il commercio elettronico in Italia è in crescita, nonostante la crisi economica.
L’e-commerce fornisce dunque alle imprese validi strumenti per vendere e far conoscere i propri prodotti.
Nel 2009, le vendite online hanno segnato un +1% (per un giro d’affari di 5,8 miliardi di euro) e un incremento degli ordini del 13% su base annua. Con 800 euro pro capite, il cosiddetto “web shopper” italiano si allinea alla media europea relativa alla spesa annuale per acquisti online.
Permane, tuttavia, un forte deterrente per la crescita di questo mercato in Italia: la scarsa penetrazione della banda larga, che mantiene basso, rispetto al numero degli utenti Internet, il numero di consumatori online italiani (8 milioni circa).
Fa comunque ben sperare anche il dato relativo all’Export, decisamente in crescita (+9% e 938 milioni di euro di fatturato stimati per fine anno) per quanto riguarda il Made in Italy: non solo per gli alti standard qualitativi dei prodotti – che anche sul Web riescono a battere la concorrenza estera – ma anche per affidabilità dei siti di e-commerce e dei sistemi di pagamento, che soddisfano e fidelizzano il cliente.
Analizzando l’andamento delle vendite per comparti merceologici, si nota che è quello dell’Abbigliamento con il tasso di crescita (+42% rispetto al 2008). Bene anche per l’Editoria (musica e audiovisivi a +17%) e se il Turismo si contrae (-3%) rimane comunque il primo settore in assoluto in Italia nelle vendite online.
I settori megli posizionati sono dunque Turismo (che assorbe il 65% dell’Export via web), Tessile, Moda, Abbigliamento e Accessori (20% delle vendite). Informatica, Elettronica di Consumo e beni vari aumentano del 17% e superano quota 1,1 miliardi di euro. In calo sono soltanto Servizi come assicurazioni, biglietti e viaggi (3,5 miliardi di euro a -2%), mentre il numero degli ordini evasi è positivo sia per il prodotti (+20%) che per i servizi (+10%).
Il 60% dei portali di e-commerce registra buone performance nel 2009 e dichiara un fatturato in crescita, con tassi superiori al 20% per ben due terzi. Solo 1 su 5 presenta un fatturato in calo e solo nel 4% dei casi la riduzione supera il 20%.
«Il sistema industriale e produttivo del nostro Paese deve giocare la carta dell’internazionalizzazione e deve far leva sulla capacità di produrre qualità che spinge i nostri prodotti sui mercati esteri.». Questa l’opinione di Roberto Liscia,presidente di Netcomm, consorzio del commercio elettronico italiano.
«Il dato registrato quest’anno dalla Moda, ad esempio, è un segnale inequivocabile che va a confermare la strategicità dell’e-commerce per valorizzare la nostra produzione nel mondo».
Il Made in Italy rappresenta dunque un vantaggio competitivo per il Paese, eppure le imprese italiane incontrano ancora difficoltà nel far conoscere i propri prodotti a causa del divario digitale e del ritardo infrastrutturale, che purtroppo fa perdere competitività alle aziende e fa sì che si importino via Web più merci di quante se ne esportino: oltre 1.700 milioni di euro per le importazioni contro 1.000 milioni di euro per le esportazioni, ossia un saldo negativo di circa 700 milioni di euro.
Conclude Liscia, «ecco perché serve che in tema di banda larga vengano sbloccati i fondi del CIPE previsti dal Governo. Solo così si può facilitare un ulteriore sviluppo del commercio elettronico e sanare il disavanzo commerciale con l’estero, favorendo la competitività e conseguentemente l’occupazione. È una necessità per lo sviluppo da cui non si può davvero derogare».