Mario Monti non scende in campo ma di fatto si candida a governare l’Italia anche per la prossima legislatura, proponendo un’Agenda che prevede ancora riforme e meno tasse sul lavoro ma per realizzarla gli è necessario costruire e contare su una larga maggioranza politica.
Va infatti ricordato che Monti è senatore a vita e in quanto tale «non si può candidare al Parlamento perché già parlamentare», anche se «dopo le elezioni può essere coinvolto», come precisato dallo stesso Presidente della Repubblica.
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L’ex premier – Monti ha lasciato l’incarico l’8 dicembre 2012 pur rimanendo in carica per il disbrigo degli affari correnti fino alle prossime elezioni – continua a difendere l’operato del proprio Governo, grazie al quale l’Italia avrebbe riconquistato la credibilità internazionale: «ho picchiato duro? A me veramente sembra di essere stato morbido…», ha dichiarato.
Così Monti risponde a Silvio Berlusconi in merito alla proposta di dare il via ad una commissione d’inchiesta sulla nascita del governo tecnico: «è’ un’idea stravagante e tardiva, ma ben venga».
L’Agenda Monti
L’ex premier intende continuare sulla propria strada per le riforme, con focus su occupazione e crescita e a tale scopo «dovremo coalizzare chi è disponibile per le riforme e non per la conservazione».
L’obiettivo primario è di «ridurre la tassazione sul lavoro e parallelamente la spesa pubblica», rivela Monti, servono poi «alleggerimenti di situazioni per le famiglie, soprattutto quelle numerose, un sistema sanitario che funzioni ancora meglio e a costi minori» e ancora «un sistema fiscale che consenta una redistribuzione del reddito dai più ricchi ai più poveri».
Parlando poi delle idee di Nichi Vendola e Stefano Fassina in tema di lavoro, Monti afferma che questi «vogliono conservare per nobili motivi e in buona fede un mondo del lavoro cristallizzato, iperprotetto rispetto ad altri Paesi. Io sono per avere in Europa una tutela ancora più avanzata dei lavoratori, ma con condizioni che favoriscano la creazione di posti di lavoro».
Mario Monti dichiara infine di non volersi schierare a favore di un partito o di un altro, ma di voler solo puntare a difendere determinate idee a favore di «riforme che rendano l’Italia più competitiva e creino più posti di lavoro; ma è difficile ragionare su dove uno sta».