Il condono fiscale sui conti correnti detenuti in Svizzera sembrava ormai cosa fatta e invece in queste ore è arrivato lo stop del ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, che ha citato importanti problemi ancora da risolvere per ufficializzare la sanatoria:
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Si tratta di questioni cruciali, come «trasparenza, scambio di informazioni e normativa anti-riciclaggio».
Il concordato con la Svizzera «non può essere un condono o un’amnistia», come è invece il cosiddetto schema Rubik adottato dalla Confederazione elvetica con altri Paesi quali Gran Bretagna, Germania e Austria. Praticamente un condono tombale sulle somme depositate illecitamente nelle banche svizzere con lo scopo di evadere il Fisco.
Il presidente del Consiglio Mario Monti ha più volte evidenziato come un tema centrale della politica fiscale del proprio Governo sia la lotta all’evasione fiscale. «Se ci sarà accordo deve essere fatto bene nell’interesse di tutti», ha quindi precisato Grilli ricordando che «sono diversi mesi che facciamo incontri tecnici» proprio a tale scopo.
L’obiettivo dell’Italia è chiaramente quello di recuperare le tasse evase dagli Italiani su capitali che secondo le stime ammonterebbero a 120-150 miliardi di euro.
L’Italia vuole avere la garanzia che tutti gli evasori nazionali debbano dichiarare l’intero ammontare del patrimonio in Svizzera, su cui verrà applicata una imposizione del 21-41% per saldare i conti con il passato, e applicare in futuro l’aliquota del 26% su redditi e utili da capitale.
A regime,nelle casse dello Stato italiano potrebbero entrare dai 30 ai 45 miliardi di euro. Ma «prima di discutere di cifre, bisogna avere i parametri su un accordo. È ancora prematuro» ha precisato il ministro italiano.
Più fiducioso Oscar Knapp, capo della divisione mercati del Dipartimento federale svizzero per le finanze, che spera di firmare l’accordo entro fine 2012. In Svizzera c’è poi chi si oppone all’accordo con l’Italia, perché sfavorevole alla cessione della sovranità e alla svendita del segreto bancario, tanto da voler bloccare anche il precedente accordo con la Germania.
In realtà, a definire le sorti del condono sui conti svizzeri non ci sono solo Italia e Svizzera, a pesare c’è anche il parere della Germania, con il Senato federale che dovrà esprimersi sull’accordo.