Sulla riforma dei contratti non c’è il tanto auspicato accordo unanime sulla produttività: alla Cgil non convince il testo proposto dalle imprese rappresentate da Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese e Alleanza Coop. L’accordo è necessario perché vengano erogate le risorse (1,6 miliardi di euro in due anni) previste per il salario di produttività dalla Legge di Stabilità 2013.
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Per ora a firmare l’accordo – che recepisce, secondo le imprese, le correzioni concordate nell’ultima riunione tra associazioni imprenditoriali e sindacati – sono state solo Cisl e l’Ugl. La Uil deciderà in seguito alla riunione della segreteria fissata per il 19 novembre, mentre la Cgil non firmerà: quest’ultima ha inviato una lettera alle associazioni d’impresa e per presa visione ai leader di Cisl, Uil e Ugl nella quale vengono elencati i punti sui quali è necessario lavorare prima di poter raggiungere l’accordo.
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In sintesi vengono criticati il depotenziamento del contratto nazionale il tema della rappresentanza e il mancato rientro della Fiom nella trattativa per il rinnovo del contatto nazionale dei metalmeccanici firmato dalle altre sigle di categoria.
Detassazione produttività
Fondamentalmente sono 7 i punti sui quali si incentra l’accordo sulla produttività tra imprese e sindacati. In primo luogo viene chiesto che il Governo renda stabili le agevolazioni fiscali relative alla produttività per redditi da lavoro dipendente fino a 40mila euro, che si tradurrebbe nella determinazione di un’imposta, sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali, al 10%.
Contratto nazionale
Dunque i contratti nazionali devono «prevedere una chiara delega al secondo livello di contrattazione delle materie e delle modalità che possono incidere positivamente sulla crescita della produttività, quali gli istituti contrattuali che disciplinano la prestazione lavorativa, gli orari e l’organizzazione del lavoro» e possono «definire che una quota degli aumenti economici derivanti dai rinnovi contrattuali sia destinata alla pattuizione di elementi retributivi da collegarsi a incrementi di produttività e redditività definiti dalla contrattazione di secondo livello».
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Disciplina della Rappresentanza
La rappresentanza nei settori di applicazione dei contratti nazionali dovrà essere disciplinata entro il 31 dicembre 2012 per consentire il rapido avvio della procedura per la sua misurazione come previsto dall’accordo interconfederale del 28 giugno 2011.
«Disposizioni efficaci per garantire l’effettività e l’esigibilità delle intese sottoscritte, il rispetto delle clausole di tregua sindacale, di prevenzione e risoluzione delle controversie collettive, le regole per prevenire i conflitti, non escludendo meccanismi sanzionatori per le organizzazioni inadempienti”.
Misure di partecipazione
La riforma del Lavoro ha disposto che siano i contratti collettivi a dare attuazione alle misure per la partecipazione. Sul tema le parti sociali chiedono al Governo un confronto e ritengono che i contributi versati per i sistemi di welfare contrattuale «debbano beneficiare di un regime fiscale e contributivo di vantaggio, a partire dalla previdenza complementare».
Formazione
In tema di formazione viene chiesto un miglior coordinamento tra il sistema pubblico e privato «non solo per ottenere maggiori benefici e migliori risultati, ma anche per favorire processi di coordinamento e indirizzo con le politiche attive».
Riforma del lavoro
Secondo le parti sociali è necessario che il Governo si confronti con le parti sociali sugli effetti della recente riforma del lavoro sull’occupazione in Italia, l’obiettivo è di «individuare soluzioni utili a conciliare le esigenze delle imprese e quelle dei lavoratori più anziani, favorendo percorsi che agevolino la transizione dal lavoro alla pensione, creando nello stesso tempo nuova occupazione anche in una logica di solidarietà intergenerazionale».
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Contrattazione collettiva
Viene poi chiesta piena autonomia negoziale per la contrattazione collettiva sui temi relativi all’equivalenza delle mansioni e all’integrazione delle competenze, la ridefinizione dei sistemi di orari e della loro distribuzione anche con modelli flessibili e le modalità attraverso cui rendere compatibile l’impiego di nuove tecnologie con la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori.