Contribuire alla felicità dei dipendenti comporta per l’impresa un significativo miglioramento delle performance aziendali, non tanto grazie a benefit e premi economici quanto piuttosto grazie a strumenti di Welfare che gratifichino il lato umano e privato del lavoratore/risorsa invece che soltanto quello lavorativo: i lavoratori felici superano la media della produttività del 31% e sviluppano una creatività professionale tre volte superiore, come confermano diversi studi.
Facilitazioni messe a disposizione dall’azienda, qualità dei luoghi di lavoro, equità nei rapporti con i superiori: tutte componenti che contribuiscono al miglioramento delle prestazioni e che assieme alimentano il cosiddetto Fattore F (come felicità).
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Ad analizzare il rapporto tra felicità e produttività aziendale è il noto questionario che, nei suoi 25 anni di storia, ha valutato 5.500 organizzazioni in tutto il mondo.
Sui dati del questionario si genera ogni anno la famosa classifica che riconosce le aziende in cui lavorare è più piacevole per i dipendenti (con le proficue conseguenze del caso), con una top ten da anni dominata da Microsoft.
A sorpresa, tuttavia, nel 2012 la società di Redmond è scivolata dal primo al quinto posto. Ad ottenere il titolo di Great Place to Work è stato il colosso del software Sas, che evidentemente è riuscita a far meglio:
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Nel rapporto di connessione tra produttività e soddisfazione emerge anche un’altra componente del Fattore F: la fiducia (che l’azienda concede ai propri dipendenti, più che il contrario).
Come ad esempio quella fornita da Google ai propri dipendenti, che possono impiegare il 20% del loro tempo per lavorare su qualsiasi cosa a loro piacimento, con autonomia di tempo, obiettivi, squadra e tecnica.