Il governo non introdurrà per ora alcuna tassa patrimoniale, anche se il presidente Mario Monti non è teoricamente contrario all’imposizione fiscale sul patrimonio (che però al momento non ha sufficienti basi applicative in Italia): una posizione espressa durante l’intervento de premier al Forum del Financial Times sulle nuove strade per la crescita (“new routes for growth“) .
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No alla patrimoniale
«Vorremmo introdurre una tassa generalizzata sui patrimoni ma non avendo gli strumenti non vorremmo favorire l’allontanamento dei capitali» ha dichiarato Monti nel corso dell’intervento, precisando che comunque la tassa «non verrà introdotta nottetempo: ci sono passi che stiamo facendo».
Immediate le reazioni politiche e altrettanto veloce la precisazione di Palazzo Chigi: il Presidente del Consiglio «non ha affatto annunciato un intervento di tassazione sui patrimoni. […] Il presidente ha ricordato il contesto in cui il governo ha operato e i vincoli alle scelte in materia di imposizione fiscale, in particolare la mancanza di una base conoscitiva sufficientemente dettagliata e la necessità di evitare massicce fughe di capitali all’estero».
Dunque, nessuna nuova “tassa sulla ricchezza” in vista per ora.
Per Monti, molto dipende dal modo in cui «viene costruita e da come viene usata, se come strumento ordinario di tassazione o come misura una tantum punitiva che vuole rompere con il passato».
Lotta all’evasione
Il discorso di Monti ha toccato vari aspetti di politica economica, confermando l’impegno in primis contro l’evasione fiscale: «Le misure e gli interventi contro la corruzione e l’evasione fanno pensare a una guerra, e in realtà lo è». Del resto, sintetizza il premier, «non può esserci una società civile senza un abbattimento dell’evasione fiscale. Lo stesso vale per la lotta alla corruzione».
Fra le misure del governo per combattere l’evasione, Monti ha citato il Redditometro e gli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari:
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Il capo del governo ha anche ricordato di aver «ridotto i costi della pubblica amministrazione e della politica», ha espresso comprensione per i cittadini, per i quali niente è abbastanza, «ma noi dobbiamo essere sì molto duri ma non populisti».
Rigore e crescita
Il premier vede la ripresa «nella seconda metà del 2013», mentre in questo ultimo semestre del 2012 «la caduta del PIL sarà meno pronunciata», in linea con le stime dell’agenzia di rating Moody’s, che ha tagliato le stime 2012 sulla crescita economica nel G20 e che per fine anno prevede un PIL italiano in contrazione (-2/3% al ribasso dalla precedente stima -1,5/-2,5%). Per il 2013 il calo stimato è dell’1%, mentre nel 2014 torna il segno positivo (+1%).
Il premier torna a ribadire che l’Italia non ha alcuna intenzione di chiedere aiuti all’Europa: «non ha fatto richiesta per l’utilizzo» del Fondo Salva Stati «e non contempla di farlo». E fra le misure citate per sanare i conti pubblici il premier ha vantato la riforma delle pensioni, che «ha migliorato la sostenibilità del sistema previdenziale», tanto che ora «l’Italia ha uno dei migliori sistemi pensionistici d’Europa».