Passo avanti verso la riforma dei contratti: le imprese hanno raggiunto un accordo sulla produttività che ora inizia un nuovo round negoziale con i sindacati, scettici sulle “interferenze” del Governo nella trattativa.
I ministri Elsa Fornero e Corrado Passera hanno infatti ricordato i “paletti” posti nel Ddl di Stabilità: 1,6 miliardi in due anni per il salario di produttività ma subordinati al raggiungimento di un accordo fra le parti.
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Confindustria, Rete Imprese Italia, Abi, Ania e Alleanza delle Cooperative hanno raggiunto l’intesa con «formulazione unitaria che tutti riteniamo soddisfacente», come dichiarato dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Trovato evidentemente un definitivo punto di incontro sui temi centrali di rivalutazione dei salari, orario di lavoro, nuova regolamentazione del demansionamento (punti, questi ultimi due, cari alle PMI).
La nuova proposta unitaria verrà ora discussa con i sindacati, dopo che la prima bozza di accordo fra associazioni datoriali si era arenata proprio in sede negoziale.
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Guardinga alla vigilia del meeting la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, che teme una «volontà di scaricare gli effetti dell’operazione su tutele contrattuali e orari» e «una guerra tra imprese che si svolge sull’abbassamento delle condizioni salariali e dei diritti dei lavoratori».
La posizione del Governo
Sul no alle “invasioni di campo” ministeriali i confederali sono tutti d’accordo. Sullo sfondo ci sono infatti le dichiarazioni rilasciate, in diverse sedi da Elsa Fornero («gli automatismi su inflazione e salari non sono utili») e Corrado Passera («gli automatismi salariali che non tengono conto delle differenze di settore e di azienda non sono utili per rendere più competitivo il Paese»).
Risposta del leader della Cisl, Raffaele Bonanni: «su materie così delicate sono le parti a stabilire il da farsi, altrimenti il Governo più che aiutare viene a creare problemi». Rincara la dose Camusso: «c’è bisogno di difendere la struttura della contrattazione anche da ministri impenitenti, che parlano troppo».
I nodi della trattativa
Dunque, i nuovi nodi della trattativa sono rivalutazioni del salari e scatti automatici di anzianità mentre sullo sfondo restano flessibilità degli orari di lavoro, regolamentazione del demansionamento e rappresentatività sindacale per la contrattazione di II livello:
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Il fatto che ci sia una nuova riunione fra le parti sociali sulla base di un nuovo documento di partenza delle imprese fa pensare alla possibilità di qualche passo in avanti. Unica certezza: senza accordi saltano le risorse da usare per defiscalizzare il salario di produttività.