I due imperativi che emergono dalla Relazione della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria INPS 2011? Monitorare l’incidenza della Riforma del Lavoro e delle Pensioni sulla spesa previdenziale fino all’entrata a regime del sistema contributivo e rilanciare il modello della previdenza complementare:
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Riforma INPS
Sui bilanci INPS, come noto, pesano i conti in rosso della gestione ex INPDAP, confluita assieme a quella ex ENPALS nel “SuperINPS”: un passivo di quasi 9 miliardi di euro ed una situazione patrimoniale di 25 mld in netto peggioramento. Urgono perciò interventi per riformare la governance dell’INPS e risanare i Fondi amministrati, razionalizzando quelli “minori”, in continua e marcata perdita.
- In attivo: gestione per le prestazioni temporanee e gestione parasubordinati.
- In passivo: gestione autonomi (agricoli e commercianti) e Fondo per il lavoro dipendente (appesantito dai dissesti strutturali dei dirigenti d’azienda e di quelli di elettricità, trasporti e telefonia).
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Rilancio o Riforma dei Fondi pensione
Il secondo grande richiamo della Corte dei Conti riguarda la pensione alternativa costruita con la previdenza complementare, che in Italia è circoscritta al 27% dei lavoratori dipendenti. Per incentivarla, si potrebbe per prima cosa razionalizzare i fondi riducendone l’eccessivo numero, che spesso confonde nella scelta:
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Anche i fondi negoziali (quelli con più iscritti) registrano una contrazione di adesioni, mentre i fondi per i dipendenti pubblici sono caratterizzati da uno sviluppo stentato soprattutto tra i giovani, più bisognosi di «integrazione delle prestazioni del primo pilastro».
Si tratta di una sollecitazione dei magistrati contabili all’Esecutivo, che vada oltre le misure, poche, adottate fino a questo momento:
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Se non si riesce a far decollare in Italia la previdenza complementare, l’unica soluzione rischia di essere quella di trasformare «gli attuali assetti privatistici in previdenza integrativa pubblica, trasferendo all’INPS i contributi ed escludendo i rischi del mercato finanziario, cui rimangono esposti istituti di credito e gestori specializzati e che hanno comportato rendimenti negativi nei più recenti anni di crisi».
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Tra l’altro, non è mai partita l’attesa campagna di educazione finanziaria ai fondi pensione, con l’avvio di uno strumento simile alla famosa busta arancione svedese, che aggiorna costantemente il contribuente sulla situazione previdenziale.
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