Il settore più liberalizzato in Italia? Il mercato elettrico, nonostante le criticità legate alle Rinnovabili incentivate: è solo uno dei tanti spunti di interesse emersi dal Rapporto 2012 L’indice delle liberalizzazioni a cura dell’Istituto Bruno Leoni, che analizza l’andamento della concorrenza nel Paese, settore per settore, proponendo confronti con le best practice europee.
Le riforme in Italia hanno contribuito all’incremento del tasso di liberalizzazioni in Italia (52%): su 16 settori prese in esame, 10 presentano dati in crescita, 3 sono stabili e altri arretrano.
Consulta i principali punti del decreto liberalizzazioni di inizio 2012. Per entrare in dettaglio, invece, leggi le novità in tema di liberalizzazioni per imprese edili e liberalizzazione delle farmacie.
Liberalizzazioni al 2012
Il settore più liberalizzato in Italia è quello elettrico (indice 77%). Seguono i mercati finanziari (66%) e il trasporto aereo (65%). Variazione rilevante negli ordini professionali (indice 52%). Fanalini di coda: acqua, ferrovie, e autostrade.
Registrano avanzamenti mercato elettrico, il trasporto aereo, il gas naturale, il mercato dell’arte, gli ordini professionali, i servizi postali, il trasporto pubblico locale, le TLC , la Pubblica Amministrazione, le autostrade. Risultano stabili mercato idrico, Ferrovie e mercato del lavoro. Arretrano mercato finanziario, televisivo e Fisco.
Mercato elettrico
Il più liberalizzato d’Italia (77%) con una crescita di cinque punti dal 2011. La crisi ha agito da stimolo alla concorrenza fra i produttori. Ma c’è anche un «elemento di forte criticità»: il boom della produzione rinnovabile incentivata e caratterizzata da obblighi di ritiro, dunque sottratta sia al rischio-prezzo sia al rischio-volume.
Si tratta di un elemento che potrebbe portare nei prossimi anni a una riduzione della liberalizzazione del mercato. Ricalcolando l’indice tenendo conto di questa variabile si ottiene un calo al 61%.
Sugli incentivi alle Rinnovabili leggi:
- Quinto Conto Energia: 2013 senza incentivi
- Incentivi Rinnovabili: +18% sulla bolletta elettrica delle imprese
Mercato del lavoro
Si tratta del settore al centro della recente riforma del lavoro, i cui effetti però non sono ancora incamerati nella valutazione dell’indice 2012. L’indice (stabile al 60%) incamera gli effetti della riforma delle pensioni (consulta lo speciale di PMI.it sulla Riforma delle pensioni Fornero).
In particolare viene giudicata positivamente la scelta di fare leva sull’età pensionabile, piuttosto che su altre variabili del sistema pensionistico, per evitare di incidere ulteriormente sulle dinamiche del mercato del lavoro.
In proposito leggi Libro Bianco UE sulle Pensioni: Italia la più severa per età pensionabile
Fra gli elementi di maggior rigidità, si segnalano i vincoli legati all’estinzione del rapporto di lavoro (Statuto dei lavoratori e articolo 18), su cui però è nel frattempo intervenuta la riforma Fornero, i cui effetti saranno valutati nel 2013.
Vai allo speciale di PMI.it sulla riforma del lavoro Monti Fornero
Ordini professionali
Come detto è uno dei settori che registrano la maggior apertura (+ 5 punti), grazie alle misure previste dal Salva Italia e dalla Legge sulle Liberalizzazioni. Si segnala una maggior libertà nell’organizzazione ed esercizio dell’attività professionale e si considera particolarmente positiva la norma che permette di avere soci di capitale nelle società fra professionisti.
Per approfondire:
- Riforma pensioni dei Professionisti: le novità per ogni categoria
- Liberalizzazioni: la protesta dei professionisti
Anche qui nel frattempo è intervenuta la riforma degli ordini professionali (clicca per conoscerne i dettagli), ma ancora non incamerata dal report.
Fisco
Un punto dolente, con una valutazione bassina (47%) e in flessione. Il sistema fiscale italiano arretra in tutte e tre le aree considerate: tasse sulle imprese (clicca per conoscere i dettagli sull’Italia nel confronto internazionale), sulle persone fisiche e pressione fiscale complessiva.
Il parere degli Italiani
Vediamo qual è la percezione degli Italiani sulle liberalizzazioni, ritenute molto utili (33%) o utili (26%), da quasi il 60% del campione. Interessante notare come a ritenerle importanti siano più gli uomini che le donne.
Malgrado i miglioramenti, la quasi totalità degli Italiani ritiene che le regole italiane rendano molto difficile (58%) o difficile (32%) gestire un’impresa: come si vede, si tratta di una posizione critica che raggiunge nel complesso il 90%. I due elementi che incidono più negativamente sono considerati la burocrazia e la pressione fiscale.
I vantaggi più evidenti di una maggior liberalizzazione sono considerati la discesa dei prezzi (44%), maggiori opportunità di lavoro (31,9%), più libertà d’impresa (27%), innovazione (26%). C’è anche chi teme la formazione di nuovi monopoli privati (25,9%), minore equità sociale (22%), prezzi più alti (13%).