Il SISTRI sembrava passato in sordina dopo la sospensione / proroga al 2013 stabilita dall’articolo 52 del Decreto Sviluppo (LEGGI>> SISTRI: cancellazione dopo sospensione nel DL Sviluppo), resta tuttavia la spada di Damocle del contributo annuale che le imprese sono chiamate a pagare, nonostante il sistema di tracciabilità dei rifiuti non abbia mai funzionato.
La CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) però non ci sta e, difendendo le PMI già tartassate dalla crisi e dalle riforme del Governo, invitando le imprese a non pagare il contributo SISTRI.
L’incubo del pagamento dei contributi SISTRI è tornato dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto 25 maggio 2012, n.141 del Ministero dell’Ambiente:
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«Si tratta dello stesso contributo che il decreto “Cresci Italia” (Legge 134/2012) aveva giustamente soppresso e che il Ministro dell’Ambiente ha deciso di reintrodurre (il termine per il versamento è il 30 novembre prossimo).
Le esigenze di “cassa” del nostro Paese debbono essere veramente gravi se un ministro della Repubblica – componente il Governo dei tecnici – è risultato vittima di un errore così grossolano», ha dichiarato il direttore CNA Grosseto, Renzo Alessandri.
Dal 2009 ad oggi, anno nel quale il SISTRI è stato ideato, il sistema è costato alle imprese italiane della filiera circa 70 milioni di euro tra iscrizioni, acquisti di chiavette USB e dispositivi Black Box, pur non essendo mai partito a regime.
Ora si parla addirittura di una possibile, e anche auspicata, sostituzione integrale del SISTRI. Ma nonostante questo il Governo non accenna a parlare di rimborsi per quanto versato inutilmente dalle imprese, continuando invece a chiedere alle imprese il pagamento del contributo annuale.
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La CNA ha pertanto invitato le imprese a non effettuare il versamento, ribadendo ancora una volta «che l’ultima cosa di cui avrebbero bisogno gli operatori e le imprese impegnate nella gestione dei rifiuti è la confusione, soprattutto in una materia tanto delicata e complessa».
«Andrebbe anche evitata, la riproposizione di balzelli che privilegiano le esigenze di cassa ignorando le crescenti difficoltà delle imprese. Il SISTRI, peraltro, andrebbe integralmente riprogettato e sostituito con un sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi fondato su criteri di efficienza, trasparenza, economicità e semplicità», conclude Alessandri.